E la Metro A resta al buio

"L'apoliticità non esiste. Tutto è politica." (Thomas Mann, La montagna incantata, 1924)


Lo scorso sabato (9 marzo 2013) la metro A è rimasta al buio per molte ore.


Alemanno in giro con il suo camper alla ricerca di chissà quali con­sensi e Roberto Diacetti, l’Amministratore De-legato di Atac SpA, com­penso 265.000 (diconsi € duecentosessantacinquemila//00), quello che non si intende di trasporti, che gioca a fare il verificatore. E mentre succedeva questo, sulla Linea A della metropolitana, la spina dorsale della mobilità capitolina, andava in scena l’ennesimo e grave disservizio.

Nessun comunicato ufficiale da parte di Atac SpA o dell’Agenzia della Mobilità, neanche per sbaglio, niente, come se l’episodio non fosse mai accaduto. Eppure ci sono le testimonianze degli utenti e c’è un video («ah, maledetta tecnologia!»), che stana, inchioda, come un formichiere, la società.

Sabato notte intorno alle 00:30, l’ora in cui il video è stato effet­tuato, la fermata Termini, l’importante nodo di scambio, si presentava pressoché al buio, dalle scali mobili alle banchine. Erano attive le sole lampade di emergenza, le quali, per ovvie ragioni di carattere squisitamente tecnico, non erano in grado di garantire la sicurezza agli utenti e al personale negli ambienti della Linea A.

Sono sconosciute le cause del black-out, anche se più di qualcuno è pronto a scommettere che l’interruzione elettrica – e non sarebbe la prima che avviene - sia legata ai lavori di riqualificazione, i quali, tra l’altro, stanno procedendo a rilento. Sarà vero? Al momento è al­quanto difficile stabilire la verità, anche perché l’Atac si è levata le mani come Pilato. Almeno così sembra.

Ma ciò che scandalizza non è di per sé il guasto, che potrebbe starci, attenzione potrebbe, bensì il fatto che gli utenti sono stati lasciati soli, abbandonati a loro stessi, senza alcun supporto logistico: non c’era proprio nessuno a guidarli ne tanto meno a tenere sotto con­trollo la situazione, neanche in banchina, laddove basta poco per fi­nire sui binari. Alè.


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