Atac, i disabili aspettano


 Il fatto che la disposizione shock continui ad infangare il “Totem”, la sezione intranet riservata agli autisti, sta a significare che il tema delle pedane è tutt’altro che definita. A confermare questa ipotesi ci sono gli elementi raccolti, che inchiodano senza mezzi termini l’Atac SpA, e di riflesso l’amministrazione di Roma Capitale uscente.

  La questione è di pubblico dominio, ci sono articoli, servizi televisivi, denunce, segnalazioni, esposti, interrogazioni, tutti sanno tutto, ma nessuno si muove. Una volta il disavanzo pregresso, un’altra volta la crisi, poi il “patto di stabilità” quindi la Regione Lazio: ogni scusa è stata buona per posticipare, per rimandare gli interventi a data da destinarsi. Una cosa è certa, se in Atac, la diretta interessata, avessero speso meno per i dirigenti (e le loro buone uscite) e più per l’esercizio, forse qualcosa si sarebbe fatto.  

  E gli utenti aspettano pazienti, aspettano che gli venga riconosciuto il diritto alla mobilità, com’ è giusto che sia; quel diritto che a Roma è stato calpestato, creando una disparità di trattamento senza precedenti.

AUTOBUS CON LA PECETTA – Pochi si sono accorti che numerose vetture sono volutamente prive del simbolo internazionale della disabilità motoria (segno di riconoscimento ad indicare che questi autobus devono essere  comandati sulle linee del popolino?). È stata applicata una pecetta adesiva (leggesi toppa) al contrassegno posto sul frontale della carrozzeria e strappato quelli messi sul fianco destro, a lato della porta abilitata all’ingresso e all’uscita delle carrozzine.
Né simboli  né pedana: questa vettura fa servizio 
così (ovviamente solo in periferia)
Così facendo, Atac ha riconosciuto di essere in torto e di far girare veicoli fuori norma. Un mea culpa inspiegabile, anche perché molto spesso gli autobus provvisti del simbolo hanno ugualmente la pedana in tilt. Un mistero degno di Hitchcock, che neanche Poirot, Miss Marple e la sora Fletcher messi assieme riuscirebbero a districare.

IL GIALLO DELLE REVISIONI – Comunque stiano le cose, sorge seduta stante un interrogativo di rilevanza penale, che affonda le sue radici nel comma IV dell’articolo 80 del Codice della Strada: «Per i veicoli destinati al trasporto di persone con numero di posti superiore a nove compreso quello del conducente […] la revisione deve essere disposta
Libretto di una vettura "impecettata": 
come ha fatto a superare la revisione?
annualmente
». Allora, come hanno fatto questi autobus a passare la revisione? Quando un normale cittadino si reca alla Motorizzazione Civile ha ben poco da mercanteggiare, se la sua auto rientra nei parametri stabiliti dalla legge, bene, altrimenti arrivederci alla prossima puntata. Date le multe salate, c’è qualcuno nella Società Capitolina capace di spiegare questo passaggio? Delle due l’una, o gli ingegneri della Motorizzazione sono compiacenti oppure l’Atac ricorre, cosa verosimile, al “gioco delle 3 carte”: installa le pedane funzionanti qualche giorno prima del controllo poi, una volta aggirato l’ostacolo, le smonta e le rimonta su di un’altra vettura, pronta per essere esaminata. In pratica, gli autobus sono diversi ma gli scivoli buoni sono sempre quelli. È la tecnica delle “vacche di Mussolini”, debitamente aggiornata, immortalata nel film “Anni Ruggenti” di Luigi Zampa.

PEDANE MANUALI Se un conducente rimane al suo posto e si rifiuta di spingere una carrozzina, non bisogna prendersela con lui, «la loi, c'est la loi», soleva dire Fernandel a Totò nell’omonima pellicola.
Le 500 pedane manuali, annunciate dalla governance a marzo 2011, stanno arri­vando, anche se lentamente; simili a quelle presenti sulle nuove vet­ture, le Iveco-Citelis, avranno il compito di sostituire gli scivoli elet­trici. Le prime sono state montate sui Mercedes Citaro serie 81xx e 82XX, gli auto­bus dall’arredo extraurbano (mah!), dotati di sole due porte.
Un Mercedes serie 81XX con la nuova pedana
Questa storia però, riaccende una controversia  tra gli autisti e l’Azienda, che rischia di vanificare l'intervento. Urge infatti, rivedere  alcuni aspetti legislativi, trovare un accordo, ma l'Atac fino adesso si è dimostrata poco incline al dialogo, e non solo su questo argomento. Ha preferito lasciare autisti e macchinisti  al proprio destino, in balia delle onde, tanto sulla pubblica gogna ci sono loro mica i manager; quelli se ne stanno comodamente seduti a via Prenestina, lontani dalle proteste e dagli insulti.  
Le normative al riguardo sono chiare: 1) non sono ammesse a bordo carrozzine elettriche e/o scooter elettrici per le loro caratteristiche dimensionali; 2) le carrozzine non devono superare il peso di 85 Kg; 3) l’abbassamento della rampa da parte dell’operatore è possibile previo accordo sindacale in deroga al CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro); 4) non è previsto ausilio al disabile da parte dell’Operatore dell’Esercizio, al quale tra l’altro è tassativamente vietato lasciare il posto di guida.
In caso di incidente, la responsabilità penale ricade sull’autista stesso. Stop. Alè.


Commenti

  1. È tutto vero, sono un autista atac, e dico che non è stato preso nessun accordo aziendale e da parte di atac non c'è niente di scritto su responsabilità varie. Aggiungo che se un autista si rifiuta solo perché sta rispettando un accordo aziendale e non vuole passare guai se dovesse accadere qualcosa viene obbligato dai piani alti ad obbedire, altrimenti scatta la sospensione. Questa non è dittatura?

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  2. Ma quanto costa tutto questo? Una volta sola ho visto tali pedane in azione: l'autista ha dovuto fare ben tre manovre per un corretto accostamento con blocco/sblocco bus, marcia indietro/avanti con perdita di tempo che moltiplicato per il numero di passeggeri, porta a costi insostenibili per la comunità intera. Di sicuro è più conveniente una convenzione coi taxi, che tra l'altro diverrebbe un servizio porta a porta!

    Vedete anche le famigerate mattonelle per i ciechi (o diversamente vedenti): non le ho mai viste utilizzate ed è bene così, visto lo stato pietoso! Le pensioni che servono per gli accompagnatori (come una volta) vadano in tal senso e non si continui a sprecare soldi di tutti.

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