Atac, Parentopoli presenta il conto
Sono ore delicate per Atac, il maniero massacrato da quegli stessi vassalli (ben retribuiti) che nel 2010 l’hanno eretto, mettendo insieme Met.Ro. e Trambus.
Lunedì
22 luglio 2013
I CONTI IN ROSSO DEL
CAMPIDOGLIO
«Atac, situazione drammatica»
A Marino il dossier che scotta
A Marino il dossier che scotta
Debiti a 2,2 miliardi, a rischio bus e metro. Alle stelle
le forniture di gasolio, fuori controllo le spese per i telefonini aziendali
ROMA - Sul
tavolo del sindaco Marino, e dell'assessore ai Trasporti Guido Improta, c'è un
dossier che «scotta»: i conti dell'Atac, la prima - vera - emergenza cittadina
con cui si deve confrontare la nuova amministrazione. «Abbiamo avviato una due
diligence sui conti: siamo molto preoccupati», dice il sindaco. La questione è
molto delicata: le casse della municipalizzata versano in gravi condizioni, i
debiti sommergono l'azienda, il servizio è a rischio. «Temiamo che la realtà
sia peggiore di quella che sappiamo», dice il vicesindaco Luigi Nieri. Una
situazione molto complessa, che ha portato alla rimozione di Roberto Diacetti.
L'ex ad, per ridare ossigeno all'Atac, qualche tempo fa stava studiando un
piano: ipotecare i beni societari per 180 milioni di euro e ottenere così, da
Banca Finnat, nuove linee di credito per pagare gli stipendi di settembre e
ottobre. Soluzione non gradita però al Campidoglio: «Significava consegnare
l'Atac definitivamente alle banche», il ragionamento a Palazzo Senatorio. E da
quando si sono inseditati Marino ed Improta, i consiglieri di amministrazione
indicati dal Comune (Serra e Massaccesi) non sono più andati alle riunioni,
fino a che Marino non ha convocato Diacetti e gli ha dato il benservito.
«Quella è una non da gestione ordinaria, ma straordinaria», la spiegazione.
Azzerata
l'idea dell'ipoteca, restano
sul tavolo i problemi. Affrontati anche in un paio di riunioni a Tivoli. La
prima incontro sabato sera, coi capigruppo (D'Ausilio del Pd, Peciola di Sel,
Giansanti della Lista Marino, Caprari del Centro democratico), più il
coordinatore di maggioranza (ed esperto di Trasporti) Fabrizio Panecaldo. La
seconda ieri mattina, anche con l'assessore.
Risultato?
Il piatto di Atac piange, la
situazione debitoria è al limite della sostenibilità: 1 miliardo di euro verso
i fornitori, 2,2 miliardi complessivi. E poi forniture per gli
approvvigionamenti di gasolio e pneumatici alle stelle, spese per i telefonini
aziendali fuori controllo, un'evasione tariffaria vicina agli 80 milioni di
euro, una pianta organica completamente sbilanciata dove la parte industriale è
messa in secondo piano. Senza contare stipendi e retribuzioni, tra dirigenti a
200 mila euro l'anno ed oltre (il dg Antonio Cassano ha chiesto a tutti di
ridursi lo stipendio, su base volontaria, del 10%: qualcuno ha accettato, altri
no) e i superminimi concessi in epoca di Parentopoli. Il parco mezzi,
nonostante l'innesto di bus nuovi, è vecchio. Su 2.400 vetture, ogni giorno ne
escono a mala pena la metà: soldi per le manutenzioni non ce ne sono. Per
questo, Marino e Improta hanno deciso di intervenire subito. «Ma serve una cura
da cavallo», ragionano nel centrosinistra. Domani commissione congiunta
Bilancio e Mobilità con Improta, nel pomeriggio l'assemblea dei soci per la
scelta del nuovo ad. Sabelli avrebbe rifiutato, ora spunta il nome di Danilo
Broggi, ex Consip, ora in Poste assicura. Potrebbe essere anche un ad «a
tempo», in attesa della nuova governance (Cda a tre o amministratore unico) che
deve passare per una modifica di statuto. Come presidente, si va verso la
conferma di Roberto Grappelli. I membri «interni» dovrebbero essere il ragioniere
generale Maurizio Salvi, il capo dell'avvocatura Andrea Magnanelli più un terzo
(forse il capo di gabinetto Luigi Fucito).
La Repubblica
Martedì
23 luglio 2013
Atac, un carrozzone di debiti
bus in rosso per 750 milioni
bus in rosso per 750 milioni
Ecco i conti sul crac dell'azienda del
trasporto pubblico: il buco è di 750 milioni di euro. Oggi l'assemblea dei
soci, Broggi nuovo amministratore delegato
di MAURO FAVALE
Speravano 400, temevano 600 e invece si ritrovano con
750 milioni di debiti. Nel giorno in cui Atac si avvia a cambiare, per la
settima volta in 5 anni, il suo amministratore delegato, in Campidoglio si
fanno i conti. In attesa della due diligence che lancerà il nuovo cda
dell'azienda di trasporti capitolina per certificare lo stato finanziario della
municipalizzata, la cifra che circola in Comune parla di un debito di circa 750
milioni di euro: 350 verso le banche e il restante verso i fornitori.
Cifre che preoccupano l'amministrazione che
oggi, durante l'assemblea dei soci, nominerà i tre consiglieri che andranno a
ricostituire il nuovo cda. Si fanno i nomi del
capo della ragioneria generale, Maurizio Salvi, di quello dell'avvocatura
Andrea Magnanelli e uno tra il capo di gabinetto di Ignazio Marino, Luigi
Fucito o il segretario generale del Comune, Liborio Iudicello.
Nei giorni scorsi, il Campidoglio auspicava che
il buco nei conti di Atac si aggirasse al massimo intorno ai 400 milioni. E
invece, da un primo esame, la cifra è quasi raddoppiata. Non sarà dunque per
niente facile il compito che attende Danilo Broggi, quello che, sulla carta,
dovrebbe essere il nuovo amministratore delegato dell'azienda che oggi stesso
prenderà il posto di Roberto Diacetti.
Milanese, considerato fuori dal "giro
romano", 53 anni, ex ad di Consip, attualmente a "Poste assicura", Broggi è il settimo manager
alla guida dell'azienda dei trasporti capitolina negli ultimi 5 anni ma è il
primo dell'era Marino. Ieri il sindaco ha passato la giornata in Campidoglio,
in un giro continuo di riunioni sullo stato dell'azienda dei trasporti. Due
giorni fa, il primo cittadino aveva annunciato la necessità di un esame
approfondito della situazione finanziaria prima di avanzare qualsiasi ipotesi
sul futuro di Atac che, in questo momento, "ha bisogno di essere risanata
per non fare la fine di Alitalia", continuano a ripetere in Campidoglio.
Questa mattina, intanto, l'assessore alla
mobilità, Guido Improta (che ieri è rimasto a fianco al sindaco per tutta la
giornata) parlerà davanti alle commissioni Bilancio e Trasporti del Comune. In
quella sede dovrebbe fornire qualche cifra più dettagliata e informare
ufficialmente i consiglieri di maggioranza e opposizione della risposta che la
giunta intende dare alla crisi di Atac.
Il Messaggero
Martedì 23 luglio 2013
L’Atac taglia, al via la cura dimagrante
Prevista l'uscita di 20 manager, per gli altri stipendi ridotti del 10%
ROMA
- Un mandato a tempo. Un anno, al massimo 18 mesi, per imporre una cura da
cavallo all’Atac e tentare di salvare capra e cavoli, ossia evitare il
fallimento dell’azienda e contemporaneamente assicurare un servizio all’altezza
delle aspettative. Non ci sarà un vero e proprio commissariamento ma i compiti
che saranno affidati oggi a Danilo Broggi (al 99 per cento nuovo amministratore
delegato dell’azienda dei trasporti romani) non saranno molto diversi da quelli
di un commissario straordinario. Broggi, ex amministratore delegato di Consip
attualmente al vertice di Poste Assicura, ha proprio il profilo che cercava il
Campidoglio: manager pubblico pronto ad affrontare incarichi molto difficili.
I NOMI
Oggi si riuniranno
le commissioni capitoline trasporti e bilancio per affrontare il dossier Atac.
Alla presidenza resterà Roberto Grappelli, che gode di apprezzamento
bipartisan. I tre consiglieri di amministrazione saranno i dirigenti capitolini
Stefano Fermante, Cristiana Palazzesi e Annamaria Graziano.
L’Atac dovrà essere
sottoposta a una dolorosa cura dimagrante: a partire dai dirigenti, che
dovranno diminuire di almeno 20 o 30 unità e avranno uno stipendio ridotto. Il
primo segnale è arrivato dal direttore generale Antonio Cassano che ha inviato
una comunicazione, chiedendo un taglio volontario dei compensi di almeno il
10%. Ma in via Prenestina si studierà il modo di andare oltre. Lo stesso
Cassano non è certo di restare al proprio posto, pur avendo compiuto gran parte
della sua carriera in azienda con il centrosinistra insediato in Campidoglio.
Il ruolo di direttore generale potrebbe essere sospeso, affidando
all’amministratore delegato i pieni poteri. Il servizio sarà affidato a un
direttore operativo, ruolo per cui è in corsa Pietro Spirito.
IL PERSONALE E I
CONTI
Nodo cruciale
quello della pianta organica. Troppi dirigenti e pochi addetti al servizio
l’attuale situazione del personale. Già Carlo Tosti, che ha guidato l’azienda
prima di Roberto Diacetti, aveva lanciato un piano per riportare in strada
tanti dipendenti utilizzati in ufficio, scontrandosi con forti resistenze.
Il nuovo progetto è
ancora più ambizioso: spostare all’esercizio ben 800 amministrativi. Non sarà
facile ma dà il senso del cambio di filosofia che si vuole imporre, per evitare
di dover portare i libri in tribunale o peggio di lasciare bus e tram nelle
rimesse. C’è una voragine cresciuta 200 milioni di euro l’anno (anche se nel
2012 il deficit è sceso a 156 milioni). Il debito Atac ha sfondato quota 2
miliardi. Un fallimento che il Campidoglio non può permettere, visto che via
Prenestina gestisce il posto di lavoro di 12 mila dipendenti e, soprattutto, il
servizio trasporto pubblico per oltre 3 milioni di romani, pendolari e turisti.
A pesare sui conti
ci sono i debiti con i fornitori, che si aggirano intorno al miliardo. Ma anche
i 200 milioni e spiccioli di trasferimenti arretrati dalla Regione. Poi c’è il
tema dell’evasione tariffaria, salita a livelli vertiginosi. Contenuti (ma non
azzerati) sulla metropolitana, grazie ai tornelli, i viaggiatori senza
biglietto si sono moltiplicati in superficie. Si stima che l’azienda perda 80
milioni di euro l’anno. La situazione economica si fa sentire sul servizio: per
ora a causa dei numerosi guasti dovuti a scarsa manutenzione, nei prossimi mesi
i guai potrebbero essere peggiori.
GLI IMMOBILI
Le esangui casse
Atac potrebbero trovare sollievo dall’attuazione del piano di valorizzazione e
vendita di diversi immobili non più utilizzati. Un piano da 400 milioni di euro
che, pur essendo stato approvato non senza difficoltà dal consiglio comunale,
non è ancora partito. Tra i complessi coinvolti ci sono gli ex depositi di San
Paolo, piazza Bainsizza e piazza Ragusa. Ma gli interventi principali
riguarderanno i complessi di Portonaccio e Trastevere, localizzati «in zone
ormai troppo centrali». Per mandare a regime il piano c’è però bisogno di
portare a termine alcuni passaggi fondamentali, tra cui le varianti
urbanistiche.
Nota di Atac Veritas:
«Stiamo pensando che Ignazio Marino sembra fin qui rappresentare il migliore
dei sindaci che poteva capitare a Roma. Speriamo che il sindaco ricordi che la
nostra azienda, l'Atac, è piena di soggetti che percepiscono stipendi da
capogiro che non meritano affatto e per i quali spesso non hanno neanche
assegnate delle responsabilità concrete. Abbiamo chi gestisce le manutenzioni,
chi la superficie e chi il metroferroviario al solo scopo di fare
cassa su riorganizzazioni di turni e con l'intento di succhiare quel po' di
sangue che resta ai lavoratori (cui manca sicurezza, che non hanno rinnovi
contrattuali da 5 anni, la cui vita lavorativa è peggiorata anche per la
vergognosa carenza di mezzi da condurre, sia treni che autobus), lo scopo è
quello di giustificare i propri inutili stipendi da 100, 200, 300 mila euro
l'anno. Oppure 80, 90 mila euro l'anno senza che si prendano oneri e onori. Ignazio Marino i lavoratori vanno
aiutati, i dirigenti che hanno fallito CACCIATI».
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