Laziali-Giardinetti, le ragioni della protesta
Né un comunicato, una riga o un
accenno, neanche per scusarsi con gli utenti, niente: sulla protesta dei
macchinisti della ferrovia regionale Laziali-Giardinetti, che va avanti da una
settimana e che ha causato la sospensione del servizio nella giornata del 17
ottobre, Atac SpA preferisce far finta di nulla. Bisogna capirla, è controproducente
mettere in piazza gli affanni della Giardinetti, della linea che, sebbene
detenga il primato delle corse effettuate, incarna il fallimento della gestione
di questi ultimi anni.
E
poi si sa che in Atac sono soliti ricorrere ai meccanismi più perversi della
comunicazione onde nascondere, insabbiare, manipolare, alterare e mistificare
la realtà; i loro dispacci sono un coacervo di supercazzole maldestre, lontane anni luce dalle originali ma comunque efficaci
a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media. È un gioco
sottile, psicologico, il cui scopo è di salvare dalla gogna la casta aziendale,
responsabile del disastro economico ed etico dell’Azienda, che si è macchiata di
azioni opinabili e dispendiose. Altro che querele per diffamazione...
Ormai
siamo alla farsa, mentre in via Prenestina la casta brindava per essere stata
riconfermata nella nuova macrostruttura di Marino
e di Improta, a due passi dal
quartier generale, oltre piazza Caballini, il servizio metroferroviario chiudeva
i cancelli in faccia ai romani. Ma non è la prima volta che succede, già nel
2011 la Giardinetti è stata costretta ad abbassare le serrande, e anche in
quella occasione Atac fece spallucce. Scrisse un sindacato: «è vergognoso che una linea che copre uno dei territori più popolosi ed estesi della
Capitale – si legge -, è stata portata al collasso a causa della
mancanza di figure professionali. Il prezzo di parentopoli non può ricadere su chi lavora e chi usufruisce del
trasporto pubblico». Poi l’affondo: «è
bene che i cittadini e i lavoratori sappiano che il vero motivo della chiusura
della ferrovia è l’incapacità aziendale a ricoprire le figure mancanti. Se c’è
qualcosa di straordinario in tutto questo, è il modo vergognoso con cui è
gestita la ferrovia. […] Le motivazioni
avanzate ci lasciano esterrefatti, testimoniano una completa inadeguatezza di
questa direzione di esercizio. Ci si augura un’immediata inversione di rotta.
Si prenda atto del fallimento gestionale e si avvii una fase che sani la
carenza dei preposti, senza altre improbabili scorciatoie che per altro non
garantiscono la sicurezza dell’esercizio».
Cancelli chiusi a Giardinetti |
Giovedì
17 ottobre, Cronaca di una Giornata Convulsa – Alle 12.26 l’ultima
partenza utile da Giardinetti, poi è calato il sipario. Cancelli chiusi, binari
deserti e cartelli esplicativi, affissi nelle stazioni (Laziali, Centocelle e
Giardinetti) come nelle fermate: «servizio
sospeso, in alternativa utilizzare linea bus 105». Un sobbalzo. La rabbia
degli utenti, ignari di quanto stava succedendo, è esplosa in tutto il suo
fragore, al punto da spingere una signora a chiamare i Carabinieri, i quali,
una volta giunti a Giardinetti, hanno potuto solo prendere atto della situazione,
di certo non voluta dal capostazione di turno. Alle 16.20 il servizio è stato
riattivato, con rallentamenti e forti ritardi.
Fino alle ore
15 nessuno sapeva
della sospensione
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La
Comunicazione – Atac si è guardata bene dall’avvisare gli utenti, meglio circoscrivere l’accaduto. Alle ore 13 «servizio regolare», idem alle 14 e poi una lunga riga bianca (ore
14.35) fino alle 15. Solo in quel momento, infatti, su sollecitazione de il
tram giallo e del Cesmot in primis, il portale dell’Atac ha iniziato a scrivere
qualcosa, esattamente due ore e trentaquattro minuti dopo la sospensione. Uno
schifo. Segno evidente, come anticipato, che si voleva e si vuole tenere nascosta
la vicenda, tant’è che nessun giornale ha parlato sia della chiusura sia della
protesta in generale.
Malgrado tutto, la Giardinetti assicura un ottimo
guadagno in termini di corse
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Una Protesta
Giustificata - Ma cosa sta
accadendo? Semplice, i macchinisti si stanno rifiutando di compiere turni a straordinario,
ergo soppressioni delle corse. Stop, fine del discorso. La frattura si è
consumata la scorsa settimana, quando l’Azienda e i dirigenti di Centocelle hanno
bloccato il piano-turni studiato dai lavoratori; un piano efficace, che da un lato
alleggeriva il peso degli straordinari e dall’altra garantiva un servizio
congeniale. Una prova di forza legittima, un segnale
chiaro, univoco che obbliga Atac ad assumersi le proprie responsabilità e a ragionare
in maniera bilaterale.
Grazie mille per avermi schiarito le idee! Ottimo articolo :-)
RispondiElimina@TreninoGiallo
Grazie infinite.
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