Consiglio straordinario Atac, l'intervento di Improta
Per
nulla convincente è stato il discorso tenuto ieri (martedì 12 novembre) dall’assessore
Improta, durante il Consiglio straordinario dell’Assemblea Capitolina sulla vicenda
Atac. Aria fritta.
Eccolo, a voi i commenti.
Eccolo, a voi i commenti.
«Onorevole
Presidente, Signor Sindaco, Onorevoli Consiglieri, Colleghi Assessori,
la convocazione
quest’oggi dell’Assemblea Capitolina per discutere di Atac e del Trasporto
Pubblico Locale deve nascere dall’esigenza
di dibattere sui temi sollevati nel corso dell’audizione che io ho reso in
Commissione Trasporti lo scorso 23 luglio* (a meno di un mese dall’insediamento
della Giunta Marino), di elaborare le informazioni che il nuovo Amministratore
Delegato dell’azienda ha comunicato, sempre nella stessa sede, lo scorso 31
ottobre, di sostenere l’attività che il Sindaco Marino sta ponendo in essere
proprio in queste ore per far sì che il meccanismo di finanziamento statale del
Trasporto Pubblico Locale assicuri congruità,
certezza e stabilità di risorse a Roma Capitale».
*Nel corso dell’audizione Improta ha dichiarato: «[…] Gli indicatori [di quali indicatori parla e chi li ha certificati? ndr] di
produttività aziendale sono peggiorati per effetto di una crescita anomala dell’assenteismo
per malattie e permessi, ed a seguito di una serie di accordi sindacali, in particolare nel
settore delle metropolitane, che hanno peggiorato la performance […]».
E
ancora: «Realizzare un percorso di risanamento e ristrutturazione industriale
dell’azienda è possibile solo a condizione che vengano riscritte, d’intesa con
le organizzazioni
sindacali, le regole di produttività […]»; «È necessario inoltre procedere
all’allineamento rispetto alle prossime sfide della liberalizzazione del
trasporto pubblico locale, per il crinale di tempo molto stretto che è a
disposizione per superare i gap che ne caratterizzano l’evoluzione. Le sfide
del prossimo periodo devono traguardare necessariamente la liberalizzazione del settore,
la messa a gara dei servizi […]».
«Si tratta di
questioni cruciali e da troppo tempo irrisolte i cui riflessi di natura
industriale, organizzativa e finanziaria possono mettere a rischio la stessa
continuità aziendale.
Negli ultimi 5
anni, mentre maturavano non solo le condizioni del dissesto gestionale di Atac
ma si determinano anche scenari di ristrettezze finanziarie per il trasporto
pubblico locale in tutto il Paese, non sono state adottate quelle iniziative
necessarie per invertire la rotta, anche a causa del cambio di tanti
amministratori delegati e dell’avvicendamento di tre assessori di settore, ma
si sono anzi aggravate le condizioni operative di funzionamento, facendo
precipitare l’impresa in una spirale di avvitamento, purtroppo anche sotto il
profilo etico.
Atac infatti,
presenta un carico complesso di difficoltà derivanti:
- da una situazione economico-finanziaria gravata da un
indebitamento al 30/7 u.s. di 300mln nel confronti delle banche, di 440mlm nei
confronti dei fornitori e 470mln nei confronti della gestione commissariale. Sul
fronte dei ricavi, alla stessa data si registrano 600mln di ricavi totali, le
cui voci principali sono di 190mln di ricavi propri (titoli di viaggio e
gestione parcheggi), 262mln del contratto di servizio di Roma Capitale e 55mln
di ricavi dal contratto di servizio della Regione Lazio per le ferrovie
concesse. I costi al 30/7 ammontano a 700mln di cui 330 per le spese di
personale. La previsione di chiusura al 31/12 è quella di un deficit non
superiore ai 220mln;
- da una fusione tra Atac, Trambus e Metro, che ha
generato effetti di riorganizzazione capaci di generare miglioramenti della
efficienza ma
anzi un peggioramento dei coefficienti di produttività;
- da un gap crescente di mancati investimenti e di
minori risorse per la gestione che hanno logorato il tessuto
industriale dell’impresa, aggravando le tensioni finanziarie e generando una
spirale negativa di riduzione della capacità e della qualità produttiva;
- da una stasi prolungata degli investimenti necessari
per l’ammodernamento della struttura industriale, che ha
comportato un aumento nella vita media del materiale rotabile, per i servizi di
superficie e per quelli ferroviari;
- da uno squilibrio crescente nel rapporto tra addetti
diretti ed indiretti,
a vantaggio della seconda categoria, generando un depauperamento delle risorse
impiegate nella produzione diretta del servizio;
- da una rarefazione delle risorse messe a
disposizione in efficienza, che ha inciso sulla affidabilità delle
infrastrutture e degli impianti;
- da un arretramento progressivo nei parametri di
efficienza nel processo di erogazione del servizio.
L’età media della flotta di superficie di Atac è
pari a 9,82 anni, rispetto ad una media europea di 7 anni, ed il 61% dei
mezzi ha un’età superiore a tale valore: quasi 300 vetture hanno superato il
ciclo di vita massima utile che si attesta sui 12 anni.
La flotta metro ferroviaria in esercizio sulle linee
gestite da Atac (le due linee metro e le tre ferrovie concesse) ha un’età media
superiore ai 23 anni. L’età media più bassa riguarda convogli della Linea
A, perché costituita solo da treni di più recente generazione, con un’anzianità
media di 8,5 anni. La Linea B si colloca con valore superiore rispetto alla
media aziendale complessiva (l’età media dei rotabili in circolazione risulta
pari a 23,6 anni).
Questo processo
d’invecchiamento delle flotte in circolazione, per la superficie e per il
settore metro ferroviario, si traduce in una generale inefficienza in termini
di:
- contrazione
degli indici di disponibilità dei mezzi;
- aumento dei
costi di manutenzione;
- incremento delle
corse perse;
- maggiore
irregolarità del servizio per la clientela, con crescita dei guasti in
esercizio».
Nota a margine: ricordo
all’Assessore che per quanto riguarda il settore metroferroviario, i guasti
sono ascrivibili alle mancate manutenzioni e non all’età del
materiale rotabile. I motori elettrici, infatti - Improta è un po’
confuso al riguardo –, sono rigenerabili facilmente e con una spesa contenuta.
Per quanto concerne i CAF (M.A.
300):
a) sono
convogli costruiti in economia;
b) l’elettronica di cui sono dotati, oltre ad essere tremendamente delicata è soggetta a absolescenza dei tempi.
.
.
«Alla crescente
vetustà della macchina industriale, la cui qualità si è progressivamente
degradata per un brusco rallentamento degli investimenti, si aggiunge un’organizzazione
del servizio che richiede mutamenti nelle regole di funzionamento, per poter
mirare ad un rafforzamento nella struttura di servizio del trasporto pubblico
che deve essere offerto ai cittadini della Capitale.
A tal fine lo
scorso 6 novembre il Sindaco Marino e le segreterie confederali e di categoria
di CGIL, CISL, UIL e UGL hanno sottoscritto un patto per il rilancio [una cambiale in bianco ndr]
di
Atac che, partendo dalla condivisione dei problemi che ho poc’anzi
sintetizzato, si pone l’obiettivo di intraprendere un percorso di risanamento e
sviluppo per raggiungere entro il 2019 l’equilibrio gestionale ed l’efficienza
operativa con una struttura proprietaria pubblica.
Un passaggio,
questo, che purtroppo non ha avuto la possibilità di essere apprezzato nella
sua prospettiva strategica in quanto abbiamo dovuto soffermarci sulla riproposizione
di un tema, quello della vulnerabilità del sistema di bigliettazione
elettronica, che come un fiume carsico riaffiora e si disperde da almeno 10
anni, da quando cioè nel 2002 l’attività svolta dalla filiale italiana del
fornitore ERG inizia a risentire delle difficoltà finanziarie della casa madre
australiana e nel 2005 viene assunta la decisione di ricondurre in house il
servizio.
Già nel 2011 le
cronache avevano evidenziato l’ipotesi dell’esistenza di una biglietteria “parallela”
e la Procura di Roma ha avviato, a quanto risulta ad Atac, che non
dimentichiamo che in tutti i procedimenti è da considerarsi parte lesa, quattro
indagini di cui due ancora in corso, una che si è conclusa il 10 ottobre 2013
con l’archiviazione da parte del GIP e un’altra con la notifica dell’avviso di
fissazione di udienza preliminare per il 3 dicembre 2013 per i reati di truffa
aggravata, continuata, in concorso di colpa, a carico di due persone licenziate
dall’azienda nel 2010.
Ma perché alcuni
media si prestano, in assenza di fatti nuovi, ad agitare dei fantasmi, a
riproporre una tematica verosimile anche se difficile da organizzare e
impossibile da realizzare nelle proporzioni di danno accreditate (addirittura
70 milioni di euro)?
Perché ciò
avviene all’inizio di un tentativo, forse l’ultimo possibile, di ridare un’identità
industriale all’azienda?
Perché si contesta
il modo con il quale s’interpreta la voglia di discontinuità [evidentemente l’assessore ha
letto un’altra macro ndr] e il bisogno di una nuova cultura della
responsabilità da affermare e non come strumenti per un regolamento di conti
tra fazioni sorte a causa “parentopoli”?
Al riguardo, la
magistratura ha già provveduto a rinviare innanzi al giudizio 8 persone per 45
assunzioni avvenute in modo illegittimo (mentre 20 dipendenti ex Intermetro
sono ancora in attesa di vedere risolta la loro vicenda) e l’azienda continuerà
ad assicurare ogni forma di collaborazione per le indagini in corso.
Nessuno dunque
vuole e può cancellare i gravi errori del recente passato e in questa occasione
vogliamo ribadire che c’è la massima attenzione per contrastare ogni condotta
illegale ma, allo stesso tempo, non dobbiamo concedere spazio a mistificazioni
della realtà perché Atac è fatta di una maggioranza di persone oneste e capace
che dobbiamo salvaguardare e aiutare a rtrovare l dignità, l’orgoglio e il
senso di appartenenza all’azienda.
E la realtà ci
dice che il processo di bigliettazione Atac si distingue logicamente in due
sottocategorie (i titoli pre-codificati e i titoli elettronici su supporti
Smart card e/o Chip in paper) con oltre 20 procedure aziendali; l’efficacia dei
sistemi di controllo è dimostrata dal fatto che è sempre stata l’azienda,
almeno dal 2001, a fornire gli elementi ch hanno consentito alla magistratura
di svolgere le indagini e dar corso ai procedimenti penali. E su questo dato
convergono sia la “Relazione della Commissione d’inchiesta” presieduta dal
Prof. Croce che ha concluso i suoi lavori il 16 febbraio 2011 sia la “Relazione
tecnico-investigativa sui titoli di viaggio” redatta dall’ing. Liguori in data
6 giugno 2012.
Entrambi gli
studi, pur volendosi sovrapporre alle indagini in corso, sono state messe a
disposizione della Procura della Repubblica; lo studio dell’ing. Liguori, che
si conclude con alcune proposte migliorative, è stato preso in carico dalla
Direzione aziendale competente per le opportune verifiche di fattibilità solo
nel giugno di quest’anno e, al momento, non sono state ancora chiarite le
ragioni che hanno comportato questo ritardo.
Tuttavia, dall’analisi
delle serie storiche non si registrano anomalie dal luglio 2012 e dai controlli
automatici effettuati nel corso del 2013 sul Sistema di Bigliettazione. Non è
mai risultato:
- un titolo di
viaggio/abbonamento emesso/ricaricato da un punto vendita ignoto al sistema;
- casi in cui
risulti la validazione di un titolo di viaggio emesso da un POS non inserito a
sistema solo nell’ordine della quinta cifra decimale (0,00001);
- casi nei quali
il titolo di viaggio non risulti emesso sono nell’ordine dello 0,1%;
- casi in cui si è
rilevato l’uso di un titolo di viaggio già validato hanno superato la soglia
dello 0,1% solo nei mesi di aprile e settembre e dello 0,2% nel mese di ottobre
a causa di una anomalia del software delle macchine automatiche Emettitrici di
Biglietti che dava luogo a un “reset” dal contatore progressivo dei biglietti
generando così dei duplicati.
In termini di
implementazione del sistema, l’azienda è al lavoro per realizzare un
investimento che consenta di blindare anche presso i fornitori le logiche di
numerazione dei titoli (cd black box) e di favorire la migrazione dal titolo
magnetico a quello elettronico, dotato di chip e dunque più sicuro nonché più
flessibile nell’offerta di servizi al cliente.
Pertanto il
problema più rilevante che ha l’azienda sul fronte dei ricavi è il tasso di
evasione che, in base ad alcune rilevazioni statistiche, risulterebbe compreso
tra il 16 e il 20% ma se si considerano il numero delle contravvenzioni elevate
rispetto ai passeggeri controllati, la stima di evasione potenziale potrebbe
crescere sino al 35-40%.
Motivo per il
quale il nuovo AD, Danilo Broggi, a tutti gli effetti un commissario
considerata la sua estraneità al contesto economico e sociale locale (e atteso
che il Presidente Grappelli a norma di statuto non ha deleghe gestionali e gli
altri 3 consiglieri di amministrazione sono tutti espressione qualificata della
struttura amministrativa del Campidoglio, in particolare dell’Avvocatura
Capitolina, della Ragioneria e dei Servizi Generali), ha posto il tema del
contrasto dell’evasione tariffaria come uno dei punti cruciali nella stesura
del piano industriale 2014-2019 e alcune iniziative saranno visibili a partire
già dalla settimana prossima essendo state raggiunte le necessarie intese con
le organizzazioni sindacali sulla modalità di impiego a tal fine dei
dipendenti, come la salita a bordo dei bus dei verificatori ai semafori e non
più alle fermate […pratica
non ammessa dal Codice della Strada. In caso di incidente la responsabilità
penale è del personale di condotta ndr], per evitare anomalie flussi di
discesa dai mezzi, o le campagne mirate anti-evasione nelle stazioni della
metropolitana o, ancora, l’impiego degli ausiliari del traffico addetti al
controllo delle corsie preferenziali che dal 28 ottobre supportano il reparto
di verifica.
Altre
linee-guida del piano industriale riguarderanno il rinnovo del parco mezzi
aziendale [aridaje!], la
rielaborazione dell’offerta di trasporto, l’incremento della velocità
commerciale (oggi al 13,7 km/h rispetto ad una media nazionale di 16 Km/h e al
dato europeo di 20 km/h), il recupero della produttività, la riorganizzazione
delle linee di superficie.
Vorrei spendere
alcune parole per chiarire meglio quest’ultimo punto ed evitare inutili
allarmismi. L’attuale rete non considera:
- l’evoluzione del sistema insediativo e la
distribuzione delle attività: nel 1998 il 18% della popolazione
abitativa fuori dal GRA, nel 2008, il 23% con il PRG realizzato si arriverà al
27%; molte delle 260 linee attuali viaggiano scariche anche nelle ore di punta
considerato che il 33% della produzione ha indici di carico massimo inferiore
al 35% della capacità;
- l’andamento della domanda nell’arco della giornata: è possibile
riprogrammare i servizi in termini di percorso/fermate/frequenza/capacità
individuando 85 linee principali che insieme alla rete su ferro possono
costituire l’architrave del sistema dei trasporti romano;
- gli assi portanti della rete stradale che vanno meglio
presieduti e resi regolari nella loro fluidificazione;
- una differenziazione nella produzione e nella
tipologia di servizio da offrire, in funzione del percorso da coprire e
delle esigenze del cliente.
La potenzialità di tale approccio vanno quindi ricercate nella massimizzazione dei fattori produttivi, nell’incremento nell’uso dei trasporto pubblico, nella riduzione dei consumi e delle polveri sottili. All’insegna di una città più vivibile e dove una migliore logistica possa realmente garantire un migliore accesso alle opportunità di crescita economica e sociale.
Coerentemente a
questo scenario, il nuovo AD Broggi ha ritenuto necessario varare una
macro-struttura che va intesa come un work in progress che si affinerà man mano
che aumenterà il suo grado di conoscenza di uomini e processi operativi ma che
contiene già importanti indicazioni nel senso della necessaria discontinuità
vista (I) la mancanza della casella del Direttore Generale, considerato (II) l’avvicendamento
già realizzato per quanto riguarda il Direttore del Personale e quello che si
formalizzerà a breve (III) per quanto riguarda la figura del nuovo Direttore
Strategie e Sistemi che dovrà garantire la pianificazione e l’integrazione
delle tecnologie e dei sistemi informativi a supporto dei processi aziendali.
Va tenuto conto
inoltre che degli 81 dirigenti in organico, le cui retribuzioni fisse dovranno
ridursi almeno del 15% secondo le indicazioni fornite in tal senso dall’azionista,
ne sono stati messi, per ora, a disposizione 15 e, a seguito di una piattaforma
che è in via di definizione, verranno avviate le procedute per una
ridefinizione del loro ruolo in azienda e/o per una loro uscita definitiva.
In tutti i casi
per i quali sarà necessario, verranno avviate azioni di responsabilità con
relative richieste di risarcimento danni. Nei procedimenti giudiziari in corso
l’azienda si è già costituita parte civile.
Ma il
risanamento dell’azienda non potrà prescindere dall’adozione di opportune
politiche di contenimento ed efficientamento dei costi considerato che Atac
registra ricavi da mercato solo per il 26% del totale del valore della
produzione, ben lontano da quel target del 35% indicato dal decreto legislativo
422/1977 e raggiunto in Italia, tra i capoluoghi di regione, solo da Bologna.
E non a caso
anche il patto firmato con le Organizzazioni Sindacali ha un punto specifico
nella revisione dell’attuale sistema degli appalti e nella razionalizzazione
dei costi esterni per forniture di beni e servizi, valutando anche casi
specifici nei quali sia possibile ed economicamente conveniente attivare
percorsi di internalizzazione di attività che dal punto di vista industriale sono
considerate strategiche dall’azienda.
Prima di
concludere non posso non sottoporre a questa Assemblea il tema più complessivo
delle attuali relazioni istituzionali che determinano l’attuale governance del
settore.
Come sapete il
Governo nazionale ha costituito un Fondo nazionale trasporti dotato
complessivamente per le Regioni a statuto ordinario di quasi 5 miliardi di euro
che secondo le stime dovrebbero essere necessarie a coprire il 75% del
fabbisogno del settore. Nel riparto, che avviene su base storica, al Lazio
spetta l’11,68% delle risorse disponibili: molto meno della Lombardia (17,30%)
un po’ più della Campania (11,11%).
Nel 2013, i
575,8mln di propria competenza, la Regione Lazio li ha destinati a Cotral
(240mln), a Trenitalia (219), alle ferrovie concesse (94mln), al TPL esercito
dagli operatori privati (70mln) e dall’IVA sui contratti di servizio (32mln)
con uno sbilancio di 85mln.
Il capitolo di
bilancio regionale destinato a Roma Capitale per il TPL è ad oggi pari a zero
euro e solo la sensibilità istituzionale del Presidente Zingaretti e l’iniziativa
politica assunta il 30 ottobre dal Consiglio regionale consentirà di poter
trasferire a Roma Capitale 100 milioni di euro (meno del 25% dei costi del
servizio iscritti nel bilancio della nostra amministrazione) subordinatamente
però alla disponibilità dell’eventuale extragettito fiscale derivante dalle
dinamiche della riduzione del deficit sanitario e del relativo piano di rientro
cui è sottoposta quella amministrazione.
È del tutto
evidente che è prioritario lavorare tutti insieme e ad ogni livello politico ed
istituzionale affinché vengano assegnate direttamente a Roma Capitale le
risorse finanziarie necessarie per poter fronteggiare le criticità che vi ho
oggi rappresentato e per poter portare avanti un programma di risanamento
articolato e impegnativo.
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