S.O.S. democrazia VI Municipio Roma
Quello che è accaduto ieri [23 gennaio], durante il
Consiglio del VI Municipio di Roma è assurdo. La Presidente del Consiglio
Consolino, quota Pd, calpestando l’articolo 21 della Costituzione Italiana («Tutti hanno
diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni
o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità
giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa
espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge
stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili […]»), ha ordinato agli
agenti della Polizia di Roma Capitale di sequestrare (attenzione, ha
ordinato!), forse si crede di essere Papa Sisto V, di identificare i
giornalisti presenti in Aula (tra cui Federica Graziani, direttore de "La Fiera dell'Est", noto periodico del territorio) e di sequestrargli gli strumenti tecnologici atti
alle video-riprese. Una vergogna, il sindaco Marino ha il dovere di
intervenire.
Il resoconto del giornalista Marco Carta, uno dei
presenti.
“Nuovo Paese
Sera” 23 gennaio 2014
Municipio VI
Protestano i cittadini
e i giornalisti del VI municipio contro il divieto di riprendere i lavori del
consiglio municipale. La presidente dell'aula, Ambra Consolino, chiede ai
vigili di identificare i giornalisti e di prendere le loro attrezzature video.
"Non potete fare riprese. Se volete, potete scrivere un articolo"
DI MARCO CARTA
Il diritto
all'informazione è uno dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione.
Che è valida in tutta Italia, ad eccezione di un luogo: il VI municipio di
Roma, guidato dallo scorso giugno dal democratico Marco Scipioni. E' qui che
oggi pomeriggio, durante il consiglio municipale, la presidente dell'aula,
Ambra Consolino, ha chiesto più volte alla Polizia Municipale di identificare i
giornalisti che stavano riprendendo i lavori, pretendendo allo stesso tempo che
gli venissero tolte le videocamere. Il motivo? “Non si puo riprendere. Potete
scrivere un articolo, se volete, ma non fare le riprese”.
DIVIETO DI
RIPRENDERE - Il regolamento dell'aula, diramato a ottobre dalla
presidente Consolino, impedisce la diffusione parziale dei contenuti,
l'inserimento di commenti o opinioni e impone di lasciare una copia delle
registrazioni effettuate presso il suo ufficio. Anche per fare una foto occorre
chiedere il permesso con un preavviso di 24 ore. Di fatto non permette ai
giornalisti quanto ai cittadini di poter riprendere i lavori del consiglio
municipale, come accadeva durante la scorsa consiliatura e come ogni giorno
avviene in Campidoglio nell'aula Giulio Cesare. Per questo, oggi pomeriggio, i
giornalisti del periodico locale “La Fiera dell'Est”, gli attivisti del
Movimento 5 stelle e del Movimento Articolo 0, per manifestare il proprio
dissenso in maniera ironica, sono entrati in aula con le macchinette
fotografiche e i cellulari tenuti alti in segno di protesta.
IDENTIFICATI I
GIORNALISTI - Di fronte a
questa contestazione pacifica, la Consolino ha sospeso il consiglio chiedendo
ai vigili di sgomberare l'aula. Ma, non contenta, ha richiesto che fossero
tolte a tutti le macchinette fotografiche. La richiesta si è ripetuta un'ora
dopo, quando la Consolino, ripresi i lavori, ha intimato nuovamente i vigili di
identificare i giornalisti presenti, nonostante portassero ben in vista il
tesserino dell'ordine professionale."Se volete, scrivete un articolo, ma
niente riprese". L'opposizione invano ha preteso di votare una mozione
urgente che regolamentasse una volta per tutte la questione delle video
riprese. Ma il Pd, compatto, ad eccezione del consigliere Daniele Grasso si è
opposto ed ha votato in maniera contraria. E mentre il consiglio procedeva nel
dibattito seguendo l'ordine del giorno, i cittadini si sono ritrovati
accerchiati dagli agenti della Polizia Municipale, che, con grande imbarazzo,
cercavano di impedire le riprese anche ai giornalisti. "La stampa non
può essere soggetta ad autorizzazioni o censure" è uno dei punti cardine
dell'articolo 21 della Costituzione. Che è entrata in vigore ormai dal 1948, ma
che forse, dal Pd del VI municipio, non è stata ancora recepita.
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