Atac, il Fast risponde al Messaggero
La
Premessa – “Riteniamo che l’attenzione manifestata – si legge nella lettera
inviata al direttore del quotidiano – nei confronti dei seppur numerosi
problemi economici, finanziari ed organizzativi che gravano sulla Società Atac,
così come riportata in cronaca, possa forviare l’interesse della pubblica
opinione rispetto ai reali obiettivi che possano realmente rilanciare la più
grande azienda di trasporto pubblico d’Europa. Ci sembra d’obbligo premettere
che il trasporto pubblico locale riveste un carattere socialmente
irrinunciabile per una Società che voglia definirsi civile e che il relativo
livello di erogazione del servizio deve assumere livelli qualitativamente
adeguato, nella fattispecie, alla Capitale d’Italia”. E ancora: “Ciò posto non
crediamo sia di secondaria importanza l’aspetto relativo alla qualità di lavoro
del personale addetto, il quale garantisce, nonostante le difficoltà
quotidiane, la regolarità del servizio alla cittadinanza”.
Smantellare
per privatizzare? – “La categoria degli autoferrotranvieri – continua il
documento – è purtroppo sottoposta da tempo e ciclicamente ad attacchi
mediatici di ogni genere, non sempre a ragione. Qualche collega malizioso legge, in alcune pagine di
numerosi quotidiani, malcelate intenzioni di affossare Atac SpA a vantaggio di
speculazioni ed interessi privati”.
La precisazione
– Il firmatario della lettera, Paolo
Ventura, segretario regionale del Fast, poi snocciola, in risposta al
quotidiano, i dilemmi che affliggono i lavoratori aziendali: “Con l’occasione –
scrive -, ed in riferimento agli ultimi articoli pubblicati, ricordiamo: che il
personale operativo soffre una pesante carenza di organico, che non consente il
recupero psico-fisico, pertanto l’incidenza dell’insorgere di patologia aumenta
notevolmente; che l’inidoneità alla guida è purtroppo una conseguenza di gravi
patologie, spesso causate dall’usura conseguente alle peculiari condizioni di
lavoro e pertanto i dipendenti di Atac non chiedono
l’inidoneità ma la subiscono; che la perdita di corse e l’impossibilità di
utilizzare autisti dipende dalle difficoltà nella manutenzione dei mezzi e la
conseguente indisponibilità degli stessi”.
L’affondo
– “La prima azione da attuare in Atac – conclude Ventura – non è togliere
soldi ai dipendenti, tramite i contratti di solidarietà, ma deve
essere la riduzione reale dei Dirigenti, l’eliminazione dei superminimi,
la riduzione dei quadri, la reinternalizzazione delle lavorazioni strapagate
alle ditte esterne, la revoca delle eventuali consulenze esterne”.
David Nicodemi
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