Atac, il Comitato Referendario è realtà. Tra i sostenitori dell'iniziativa la Cgil
È nato il comitato
referendario per dire «no» all'accordo del 17 luglio tra Atac SpA e i Confederali:
«È stato uno schifo – ruggisce un macchinista -, l’Azienda calpesta i nostri
diritti e questi si sono calati le
brache. Ho strappato la tessera della Cisl,
seguendo l’esempio di tanti altri colleghi». A mandare su tutte le furie gli
autoferrotranvieri romani l’applicazione, contenuta nel provvedimento, del «calcolo ERA» sulla produttività. In
pratica, la crescita salariale, frutto dell’aumento delle ore lavorate, è stata
fortemente condizionata anche dalle assenze per la 104 e da altri permessi
garantiti dall’Inps. Gli esiti, disastrosi, saranno ben visibili nella prossima busta paga.
La prima a proporre il Referendum è stata Faisa Confail, nei giorni antecedenti la firma dell'accordo. Poi è stata la volta del Fast Confsal: «Quella del referendum - ha spiegato il segretario regionale Paolo Ventura - è l’unica strada per affrontare realmente la crisi». E martedì scorso, 17 novembre, è giunta la notizia, non del tutto inaspettata, della costituzione del Comitato Referendario, che si «pone come primo obiettivo – recita il comunicato stampa congiunto – una consuetudine democratica ormai da troppo tempo disattesa, il Referendum. Esso avvierà un ciclo di assemblee informative in tutti i luoghi del lavoro».
La prima a proporre il Referendum è stata Faisa Confail, nei giorni antecedenti la firma dell'accordo. Poi è stata la volta del Fast Confsal: «Quella del referendum - ha spiegato il segretario regionale Paolo Ventura - è l’unica strada per affrontare realmente la crisi». E martedì scorso, 17 novembre, è giunta la notizia, non del tutto inaspettata, della costituzione del Comitato Referendario, che si «pone come primo obiettivo – recita il comunicato stampa congiunto – una consuetudine democratica ormai da troppo tempo disattesa, il Referendum. Esso avvierà un ciclo di assemblee informative in tutti i luoghi del lavoro».
Al Comitato hanno aderito - responsabilmente - le maggiori sigle sindacali che hanno dimostrato, negli scioperi da
loro indetti, di poter contare su un numero considerevole di consensi tra i
lavoratori della municipalizzata. Oltre alla Faisa Confail e al Fast Confsal ci sono,
’OrSa Lazio-Tpl, il SUL, l’USB, l’UTL e, sorpresa, Il Sindacato altra cosa-opposizione Cgil, l’area nata nel 2014 «in occasione del XVII congresso della Cgil, dal documento alternativo firmato da Giorgio Cremaschi e sostenuto da tante e tanti delegati e militanti della Cgil, con percorsi sindacali differenti, alternativi a quello della maggioranza che guida l’organizzazione»
’OrSa Lazio-Tpl, il SUL, l’USB, l’UTL e, sorpresa, Il Sindacato altra cosa-opposizione Cgil, l’area nata nel 2014 «in occasione del XVII congresso della Cgil, dal documento alternativo firmato da Giorgio Cremaschi e sostenuto da tante e tanti delegati e militanti della Cgil, con percorsi sindacali differenti, alternativi a quello della maggioranza che guida l’organizzazione»
«Il Comitato
Referendario intende consentire – prosegue la nota – a tutti i lavoratori di
valutare la portata dell’accordo del 17 luglio, che incide in modo negativo su
molti aspetti della vita lavorativa e salariale di ciascuno di noi». «Da quando
sono stati firmati gli accordi Era1-Era2 il SUL-CT –spiega il segretario romano
Renzo Coppini – ha intrapreso la sua
battaglia di contrasto, individuando le criticità esistenti. Assemblee,
documentazioni, diffide sono state il nostro strumento di costante
informazione. Ed è per questo motivo che partecipiamo, per continuare con
chiarezza nella nostra linea sindacale. Chiarire – conclude il segretario – tra
i lavoratori il percorso intrapreso è essenziale, la tutela dei diritti è il
nostro obiettivo». «Avanti tutta – gli fa eco il segretario regionale della
Faisa Confail, Claudio De Francesco -,
per la prima volta tutti insieme, senza colori e senza bandiere».
Non è stato da meno
il coordinamento
Atac del Sindacato È un’altra cosa-opposizione Cgil: «Siamo contrari
nel merito perché l'accordo [del 17 luglio ndr] non fa altro che proseguire la
linea ormai più che decennale di far lavorare sempre di più e far guadagnare
sempre di meno. Il risanamento non può partire dalla penalizzazione della
malattia, dall'aumento degli orari di fatto lavorati, dalla variabilità del
salario che fino ad oggi era consolidato. Se le tre sigle sindacali [Cgil, Cisl
e Uil ndr] avessero sostenuto con la lotta, un vero e serio Piano industriale
alternativo, che avesse preteso le risorse adeguate e avesse indicato con
precisione indiscutibile quali sono gli sprechi e le inefficienze, sarebbe
stato accolto dai lavoratori senza riserve, rendendoli più che disponibili a
cominciare davvero il decantato risanamento. I vertici sindacali tornino al
tavolo delle trattative per rivendicare e non per chiedere, denunciando una
volta per tutte ai cittadini la volontà privatizzatrice del PD». Alé.
David
Nicodemi
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