Scontro tra treni, luci e ombre

L'incidente ferroviario riaccende i fari sull'inadeguatezza delle linee. Cremaschi, ex Fiom: "Errore umano? Vergogna!"

Di «errore umano» Giorgio Cremaschi, già presidente del Comitato Centrale della Fiom, non ne vuole sapere. E ha ragione. «Chi lo dice è un mascalzone», aggiunge nel post pubblicato sulla sua pagina Facebook. Effettivamente parlare di errore umano è fin troppo comodo, le responsabilità della sciagura ferroviaria di ieri – 12 luglio -, avvenuta sulla tratta a semplice binario Andria-Corato, in concessione alla Ferrotramviaria SpA, dove si contano, purtroppo, 27 morti, vengono da lontano. E l’ex-sindacalista lo ha spiegato per bene.

«Di fronte alla strage di Ruvo di Puglia, di fronte a quei ragazzi, lavoratori, donne e uomini assassinati solo perché su un treno per poveri, io urlo che la sola colpa è di tutti coloro che hanno tagliato gli investimenti sulla sicurezza e lo stesso personale. Invece sento già parlare di errore umano. In Svizzera la maggior parte delle linee ferroviarie sono a binario unico, quanti incidenti ci sono? Il sistema dei controlli informatici, la manutenzione continua, i meccanismi di sicurezza e di arresto immediato della circolazione, non appena qualche cosa non vada, il rinnovamento del materiale rotabile e delle infrastrutture, i turni umani per il personale, tutto costruisce un sistema di salvaguardia che impedisce disastri, come quelli che invece sempre più spesso accadono nelle ferrovie italiane. Ma da noi si parla di errore umano, vergogna!».

L’analisi è impetuosa, ma come dagli torto? Da un lato i tagli, dall’altra le politiche austere e sciagurate delle imprese, non importa se pubbliche o private, le quali, ossessionate dalla produttività, impongono turnazioni massacranti a fronte della carenza, cronica, del personale e una scarsa manutenzione/ammodernamento degli impianti fissi (linea aerea, armamento etc.) e del materiale rotabile. Un mix che può determinare il decadimento dei sistemi di sicurezza. È la storia di sempre, che facciamo finta di non conoscere.

Le responsabilità, come detto, sono da ricercare altrove, specie nelle alte sfere, nelle stanze in cui vengono omologate le decisioni. E intanto chiediamo: come mai in una tratta a semplice binario (circa 40 km), e per di più regolamentata con l’obsoleto «giunto telefonico», la velocità massima è di 100 km/h? Sarebbe interessante conoscere la risposta, dato che in alcune linee ferroviarie del nord Italia, ugualmente secondarie e sempre a binario unico, però esercitate mediante il blocco elettrico «conta-assi» (Bca), sistema più efficace e sicuro del «giunto», la massima velocità ammessa dall’Ustif, comparto regionale del Ministero dei Trasporti, è di 80 Km/h. Inoltre, come mai il convoglio di ultima generazione della Stadler, quello di colore giallo, si è disintegrato all’impatto? E già, perché nello scontro del 27 gennaio 1992, avvenuto sulla linea per Velletri, località Santa Maria delle Mole, le cui dinamiche sono pressappoco identiche, i decessi sono stati 6 e i danni sono stati molto più contenuti. E anche qui, qualcosa non torna.

Nelle ultime ore si è sentito e letto un po’ di tutto, strafalcioni di ogni specie, capaci solo di aggiungere altra confusione. Una maionese impazzita, dove è stato immischiato il regime di circolazione e il sistema di protezione della marcia del treno, che sono due cose distinte. C’è chi ha detto che «mancano i semafori», che poi sarebbero i «segnali» - e vabbè -, chi si è inventato che «quella tratta non è computerizzata» e via discorrendo. Tutti, però, sono stati unanimi nel condannare il «binario unico». Altro strafalcione.

È noto, infatti, così come ha sottolineato Cremaschi, che coi dovuti accorgimenti tecnologici è possibile esercitare, in piena sicurezza, una linea a semplice binario. Di esempi ce ne sono, anche nella maltrattata Italia. Occorre solo investire, spendere risorse su tali sistemi (sicurezza attiva), anziché sui faraonici progetti di raddoppio. Che il più delle volte sgrassano le casse pubbliche e che hanno tempi di realizzazione infiniti. Ne vale della vita dei pendolari e del personale. Ai famigliari delle vittime vanno le mie più sentite condoglianze.
   
   David Nicodemi 

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