Chi nasconde i "fuori posizione" in Atac?
Era il maggio del 2015 quando, attraverso una lettera anonima, fatta circolare nei locali e sui treni della ferrovia Roma-Viterbo, venne a galla, con sorpresa, che in Atac erano presenti «sacche residuali di fuori posizione». Cos'è cambiato?
Era
il maggio del 2015 quando, attraverso una lettera anonima, fatta circolare nei
locali e sui treni della ferrovia Roma-Viterbo,
venne a galla, con sorpresa, che in Atac
erano presenti «sacche residuali di fuori posizione», e cioè di
personale distaccato dalle proprie mansioni e collocato – comodamente - negli
uffici amministrativi.
«Tutti
sanno tutto», recitava il documento al vetriolo «e nessuno interviene». Lo
sapeva l’assessore capitolino ai trasporti
Improta e lo sapevano in Azienda, ovviamente, a cominciare dall’Ad Broggi e del capo del personale De Paoli. Così, almeno, si sussurrava nei
dintorni di via Prenestina, nelle zone grigie del quartier generale della
municipalizzata, dov’è facile raccogliere informazioni.
Nessun
tipo di risposta, o smentita, è mai arrivata, sia da Atac che dai
sindacati Confederali, che, secondo i calcoli, avrebbero il numero maggiore di
dipendenti che godono di questo beneficio. Perché si tratta di un beneficio. E la storia, passata la consueta
polemica del momento, sarebbe caduta nel dimenticatoio. «Non è cambiato nulla», ci
confidano, «quel personale è rimasto inquadrato negli uffici». Ma perché? «Fa
comodo», risponde secco.
Sarebbero
ancora ventisei i dipendenti coinvolti, «sulla Roma-Viterbo», tuonava la famigerata lettera, «c’è l’esempio eclatante del signor Alessandro Albertini CUT (Capo Unità Tecnica) parametro 205, quindi
area manutenzione, che alberga tra gli amministrativi». Il tutto, se le
indiscrezioni dovessero trovare conferme, in contrasto con gli accordi
sottoscritti da Atac, nei quali si dice, a chiari lettere, che «le parti
concordano di dar luogo alla definitiva ricollocazione dei fuori posizione, da tempo impiegati in ambiti differenti da quanto
teoricamente previsto dal loro profilo professionale».
Qual
è la situazione? Perché questi ritardi? Perché l’Azienda dorme? A chi giova? Di
certo non agli amministrativi, quelli effettivi, caduti nelle maglie della
mobilità, né tantomeno ai loro colleghi assunti con un striminzito contratto
part-time, che, di fatto, vedono il proprio posto occupato da altri. Da chi, in
pratica, dovrebbe essere nel settore dell’esercizio, nelle officine o nei
gabbiotti delle fermate delle metropolitane, a fornire un supporto agli utenti.
Ovviamente, altra anomalia, i fuori posizione, pur svolgendo un ruolo
amministrativo, sarebbero scampati dalla mannaia della mobilità, determinando,
se vero, una discriminazione senza precedenti.
Ma
c’è dell’altro. Nella lettera si ipotizzava un «danno erariale», in quanto «l’Azienda emette un Ods per il concorso di 10 CUT parametro 205
divisione metro ferroviaria (ods 28 del 06/03/2015) dimenticandosi che
uno già ce l’ha e potrebbe essere recuperato. Invece no, si fa un CUT parametro
205 in più». Tanto per citare un caso.
La
questione sarebbe arrivata all’attenzione dell’ex-Dg Rettighieri, ma stavolta in forma ufficiale, il quale, secondo le
indiscrezioni, sarebbe stato sul punto di prendere i dovuti provvedimenti, nel
rispetto degli accordi siglati con le parti sociali. E forse, ci si chiede, sarà
anche per questo che molti sindacati hanno brindato alla notizia delle sue
dimissioni? Alé.
David Nicodemi
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