Treni lumaca sulle concesse Atac. La Giardinetti a rischio
L'Azienda recepisce la circolare del Ministero dei Trasporti, che impone pesanti restrizioni agli esercizi della ferrovie.
Gli utenti delle ferrovie concesse di Atac SpA, troveranno un bel regalo sotto l'albero. Nuovi treni? Macché, molto di più: la Disposizione Operativa n. 293 del 12 dicembre, che recepisce la Circolare n. 7922, emanata il 2 dicembre dalla Direzione Generale per il Trasporto Pubblico, organo del Ministero delle Infrastrutture.
“Si Dispone”, recita il documento
che porta la firma del Direttore dell’Esercizio Nicastro, “l’applicazione delle seguenti misure per
le linee ferroviarie o tratte di linea ferroviaria sprovviste di sistema
automatico di blocco marcia del treno: la velocità massima non deve superare i 70 Km/h e deve essere garantita la
presenza del secondo agente in
cabina, in possesso di abilitazione per la frenatura dei rotabili”. Con
“effetto immediato”.
Sul secondo agente non dovrebbero
esserci grossi problemi, ma solo sulla Roma-Viterbo
e sulla Roma-Lido, essendo quasi tutti i
capitreno abilitati alla condotta dei mezzi. Malgrado i proclami e gli indirizzi specifici della Comunità Europea, infatti, deducibili dalla Direttiva sulla Disciplina della Sicurezza e, in parte, dalla Direttiva sull’Interoperabilità, entrambi le linee sono ancora sprovviste degli accorgimenti tecnologici capaci di regolare la marcia del treno, a differenza delle metropolitane. Per cui, Circolare alla mano, sarà necessaria la riduzione dei limiti di velocità di 10 Km all'ora, portandola a 70 km all'ora sia sulla Lido che sulla tratta urbana della Viterbo, e la rimodulazione delle percorrenze e degli orari.
Sulla Viterbo, in verità, l'Azienda aveva istituito un Gruppo di Lavoro nel 2014 (Ordine di Servizio n. 42 del 18/11/2014), con l’obiettivo, indicato nel Piano Industriale di Atac, di migliorare il “servizio della linea ferroviaria”. Nello specifico, il Gruppo avrebbe dovuto mettere a punto "l’informatizzazione della procedura del giunto telefonico" nonché "il completamento e ridondanza delle comunicazione su fibra ottica lungo la linea". Ma quali siano stati gli esiti, è rimasto un mistero.
Capitolo a parte la Roma-Giardinetti, la ferrovia ben
remunerativa, la quale rischia seriamente di chiudere i battenti o, in
alternativa, di erogare un servizio fortemente ridotto. Il nuovo provvedimento,
una reazione all’incidente che il 12 luglio ha causato 23 morti sulla Andria-Corato, prevede, come detto, il
doppio agente, ma Centocelle può contare solo su circa cinquanta macchinisti, ne servirebbero altrettanti per garantire su
tutti i treni il secondo conducente. Pena la soppressione dei turni e delle corse.
Ma la ferrovia è tale in quanto esiste
un esercizio ferroviario, con la marcia dei treni regolata da segnali. E la Giardinetti,
al contrario, fatta eccezione della defunta tratta Grotta Celoni-Pantano, presenza un servizio tipicamente tranviario.
Basti pensare che gli unici segnali ferroviari sono collocati in corrispondenza
della stazione di Centocelle e di Roma Laziali e che l’intero tracciato, compreso
quello fino a Giardinetti, è regolamentato da impianti semafori stradali, non
assimilabili ai segnali ferroviari, secondo le normative Uniferr, i quali neppure funzionano come segnali a protezione dei
passaggi a livello.
Persino la circostanza del binario interlacciato, presente nel sottovia Casilino, è regolata da un elementare dispositivo, per nulla coordinato con le stazioni Centocelle o Roma Laziali, proprio perché vige “il regime del distanziamento a vista marcia a vista”, tipico tranviario. Che si attua, recita l’art. 3 comma 1 del Regolamento Circolazione Treni attualmente in vigore, “nella tratta in cui la circolazione treni è promiscua alla circolazione veicolare [Laziali-Centocelle o Giardinetti ndr]. In tale tratta le intersezioni sono regolate da impianti semaforici o sono prive di regolazione. In tale tratta ciascun treno non deve avvicinarsi al precedente ad una distanza inferiore a 150 metri e non deve viaggiare a velocità superiore a 50 km/h in piena linea, o a 30 Km/h sugli attraversamenti stradali, come stabilito dalle norme dì legge che regolano la circolazione stradale”. Il tutto è stato sottoscritto e approvato sia dalla Regione Lazio che dal Ministero dei Trasporti, quello stesso che adesso ordina di chiudere i rubinetti.
Persino la circostanza del binario interlacciato, presente nel sottovia Casilino, è regolata da un elementare dispositivo, per nulla coordinato con le stazioni Centocelle o Roma Laziali, proprio perché vige “il regime del distanziamento a vista marcia a vista”, tipico tranviario. Che si attua, recita l’art. 3 comma 1 del Regolamento Circolazione Treni attualmente in vigore, “nella tratta in cui la circolazione treni è promiscua alla circolazione veicolare [Laziali-Centocelle o Giardinetti ndr]. In tale tratta le intersezioni sono regolate da impianti semaforici o sono prive di regolazione. In tale tratta ciascun treno non deve avvicinarsi al precedente ad una distanza inferiore a 150 metri e non deve viaggiare a velocità superiore a 50 km/h in piena linea, o a 30 Km/h sugli attraversamenti stradali, come stabilito dalle norme dì legge che regolano la circolazione stradale”. Il tutto è stato sottoscritto e approvato sia dalla Regione Lazio che dal Ministero dei Trasporti, quello stesso che adesso ordina di chiudere i rubinetti.
Anche la storia del doppio agente, o conduttore, presenti
fino al 1995, è stata superata, ufficialmente, con un escamotage tranviario. Tant’è
che sui treni (articolo 9), è presente solo il macchinista, che funge, in
determinati casi, da capotreno. Infine, c’è da dire che le peculiarità di buona
parte dei convogli in dotazione, sono tali da non giustificare la presenza del
secondo agente, che è impossibilitato a esercitare la funzione attribuita.
Sulla base di queste considerazioni, è evidente che
la Disposizione, e la Circolare ministeriale, mal si conciliano con l’esercizio
effettivamente tranviario della Giardinetti. Sarebbe auspicabile, a
questo punto, che Atac proponga una deroga al Ministero, per evitare pesanti
ripercussioni all’esercizio. E non ci sarebbe nulla di anomalo, considerati i
precedenti, concepiti con l’assenso degli enti superiori. Alé.
David
Nicodemi
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