Atac, ma quanto c'è di nuovo nel Piano Industriale pentastellato?


Fottuti. Si, fottuti, presi per il culo, è inutile girarci intorno, e questo nel silenzio imbarazzante del Campidoglio pentastellato 


Fottuti. Si, fottuti, presi per il culo, è inutile girarci intorno, e questo nel silenzio imbarazzante del Campidoglio pentastellato – la proprietà –: che prima (opposizione) inveiva contro il management di Atac SpA e ora (maggioranza) gli consente di stilare il nuovo Piano Industriale; che prima sottoscrive un accordo di intesa con le Organizzazioni Sindacali, quello del 12 settembre, per poi girarsi dall’altra parte, facendo massacrare i Lavoratori a colpi di scure. Ma cazzo, dov’è il cambiamento paventato? E dove sono ora gli esponenti del MoVimento che, durante la campagna elettorale, inseguivano i dipendenti nelle rimesse, facendo finta di stare dalla loro parte? Che fa l’Amministrazione?

“È un accordo storico”, dicono all’unisono l’assessora Meleo e il presidente della municipalizzata Simioni, coi consueti toni trionfalistici. “Tutti i lavoratori sono chiamati a dare il loro contributo”, aggiunge fiera la prima, “anche e soprattutto, i vertici aziendali. È un impegno che va avanti giorno dopo giorno uno sforzo che è stato chiesto a tutti gli organi di governo dell’impresa, nell’ottica di rilanciare Atac e dare alla città in tempi brevi un servizio che sia davvero efficiente e competitivo”. Dare un contributo? Ma quale documento hanno letto? Quello firmato ieri, 27 novembre, coi Confederali?

Infatti, i Lavoratori, già spremuti a sufficienza, sono di un altro avviso, del resto ci vuole poco a capire che quell’accordo, parte integrante del concordato preventivo, è contiguo “all’opera cominciata da Alemanno e proseguita da Marino”, si sfoga un dipendente su Facebook, “di perseguire i lavoratori e non gli esecutori del disastro economico aziendale”. E questo blog lo aveva scritto. “È una data da ricordare, da segnare sul calendario”, rilancia un collega del metroferro altrettanto infuriato, “i tranvieri romani di nuovo maltrattati a due anni e mezzo quasi dall’accordo epocale [ERA 1/ERA 2 ndr], che sconvolse le vite dei dipendenti dell’azienda dei trasporti. Da ieri, invece, si torna indietro. Non di due anni, ma di molti di più. Eppure questa Amministrazione”, prosegue, “quando era all’opposizione, si era presentata in punta di piedi tra i lavoratori, ascoltandoli, prendendo le loro difese quando erano attaccati dalla politica. Ora tutto è cambiato”.

“Complimenti per la sceneggiatura”, ironizza un altro, “fantastici, avete dato il meglio di voi, intendo Atac, CGIL, CISL e UIL. Che dire, passi da giganti rispetto alla rappresentazione del 2015, cazzo qui c’avete messo l’impegno, la passione che quasi sembrava uno scontro reale. Bravi, mi è scesa una lacrima”. E c’è inoltre chi sottolinea che “ora partiranno le trombe mediatiche affermando che hanno risolto i problemi di Atac, stanno portando l’azienda contro un muro, anche velocemente” e c’è chi affonda il coltello nella piaga: “Invece di attaccare gli sprechi, molti, rivedere la gestione degli appalti con più trasparenza (l’ANAC di Cantone lo aveva scritto come fare), rivedere il sistema della bigliettazione, fa lavorare di più il personale della produttività. Bravi 10 e lode. Da master alla Luiss”. “Si lavorerà di più ma senza mezzi. Autobus e metro sono alla frutta”. E via così via.

I lavoratori della produttività (macchinisti, autisti etc.) lavoreranno di più (e dov’è la novità?) e vedranno decurtarsi lo stipendio, ma nell’immediato non si avranno i frutti, sperati e decantati, dall’accordo stesso. Nessun investimento concreto sulle infrastrutture e sui mezzi, quelli in circolazione – treni e bus – si fermano o per guasti o perché prendono fuoco. La situazione è nota, nella superficie come sulle metropolitane/ferrovie concesse, dove il materiale rotabile è contato. È scritto anche che per i primi mesi di applicazione, ci saranno più persone senza mezzi, ma potranno così consumare le ferie arretrate. Mah…

La montagna ha partorito un topolino che sa di rancico, e a rimetterci saranno sempre e solo chi sta ogni giorno front-line. A prendere botte e sputi, che bel cambiamento. I pentastellati, ancora una volta, dimostrano di essere innovatori solo a chiacchiere e perdono un’altra occasione, stavolta importante, laddove invece di ascoltare la base, si sono sbrigati a ricalcare le orme del passato. Forse, considerati i fatti, appena arrivati al comando si sono dimenticati da dove vengono e, soprattutto, chi li ha messi lì. Alé.
     David Nicodemi

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