Metro C, degrado al parcheggio di Finocchio

Rifiuti e auto abbandonate: così si presenta il parcheggio di scambio (e non solo) del popolo quartiere del Municipio VI. Abitanti costretti alla pulizia fai da te


Inciviltà e stupidaggine. Il resto ce lo mette la – consueta – disattenzione rivolta alle aree pubbliche, di competenza comunale. Ora più che mai. Emblematico il parcheggio della fermata di Finocchio (Municipio VI) della Linea C, circondato da un giardino divenuto l’ombra di se stesso e trasformato, all’occorrenza, in un ricettacolo di auto abbandonate – e bruciate -. Che, data la lunga permanenza, vengono utilizzate come cassonetti.

Esausti della situazione i pendolari nonché gli abitanti e commercianti dirimpettai: «Telefoniamo, segnaliamo», dicono all’unisono, «ma nessuno interviene. Molto spesso ci rimbocchiamo le maniche e ce lo puliamo da soli». Bottiglie, cartacce, sacchetti di immondizia, lasciati ai margini del marciapiede, fanno da corredo, insieme al puzzo, sgradevole, di escrementi. «Da tempo chiediamo», continuano, «l’installazione di un impianto di videosorveglianza, anche per un discorso di sicurezza. Finocchio come Pantano sono le fermate maggiormente frequentate».

Gli interventi latitano e il degrado aumenta, assieme ai resti delle macchine. Derelitti privi della targa e delle ruote, coi vetri spaccati e dati alle fiamme. Come la Ford che si trova davanti all’ex-edificio che ospitava la sottostazione elettrica della ferrovia Roma-Pantano, abbandonata da tempo. «Sono mesi che si trova lì», precisano i cittadini, «noi, non possiamo far altro che continuare a denunciare, sino allo sfinimento. Quando se la porteranno via, sarà sempre troppo tardi».

Meglio non se la passano il sottopassaggio di Torre Gaia o le scalinate che dal viale di Tor Bella Monaca conducono alla fermata della metropolitana Torre Angela, anch’esse di pertinenza comunale. Sono buie e sporche, «sino all’inverosimile», sottolineano i cittadini a questo Blog, «le ore serali abbiamo paura. Scrivetelo per favore. Ci invitato a usare i mezzi pubblici e poi guardate in quali condizioni ci obbligano a muoverci». Gli appelli sono stati lanciati, ora non resta che aspettare, come sempre. Alé.  

     David Nicodemi        

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