Le demolizioni Dem-M5S non risparmiano il Treno della Tuscia


La politica ha deciso di non decidere, e sul finire di questa settimana i ragni sono entrati in azione, maciullando anche le vetture della Roma-Viterbo

La politica ha deciso di non decidere, e sul finire di questa settimana i ragni sono entrati in azione, maciullando anche le vetture della Roma-Viterbo propedeutiche al Treno della Tuscia. O ci manca poco. Stop. Secondo le indiscrezioni, le operazioni, svolte dalla ditta vincitrice del bando pubblico - non si sa quale -, sarebbero incominciate giovedì scorso, 21 giugno, presso la fermata di Corchiano. Come la scorsa volta.

Finisce qui l’idea, paventata a più riprese dai Comuni e dalle Associazioni, di riportare sui binari della RomaNord il Treno storico, che, sicuramente, avrebbe portato giovamento, dato il successo riscontrato da Fondazione Fs e dalle iniziative similari, nei territori attraversati dalla linea ferrata. Soprattutto all’indotto legato al turismo.

Ma nossignore, ciò che funziona nella altre Regioni Italiane, le quali vedono nel turismo ferroviario un volano per le economie locali, nel Lazio, purtroppo, si preferisce distruggere, demolire, annientare la memoria della collettività, senza farsi troppi scrupoli. Contro gli appelli dei cittadini e dei Comuni, sottoscrittori della petizione online, rimasti inascoltati, e nonostante una precisa di richiesta da parte delle Associazioni promotrici del progetto, che chiedevano solo una sostituzione di mezzi. Troppo?  

C’era bisogno di una presa di coscienza della politica, di un atto di coraggio, di un sussulto di dignità, ecco, da parte del Presidente Zingaretti e della Sindaca Raggi, invece, se ne sono lavati le mani, come sempre, lasciando all’Atac carta bianca, la possibilità di decidere i destini del materiale rotabile del 1932. E così è stato e amen. Costoro sono i veri responsabile morali di questa distruzione assurda e indiscriminata, roba da annotare sulle agende, Totò, il Principe della Risate, li avrebbe inondati di pernacchie. Idea da prendere in considerazione e da mettere in pratica, eventualmente, appena Zingaretti o la Raggi pronunceranno le parole «storia» o «memoria». Alé.
     David Nicodemi

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