Il nuovo direttore di Atac fa incazzare tutti (utenti compresi)



In tempi di crisi e con il fallimento dietro l'angolo, il nuovo capo del personale richiama il personale all'utilizzo della divisa. Questa è la sua priorità?

L’importante è salvaguardare la forma: parola di Cristiano Ceresatto, il neo-direttore al personale di Atac SpA, già consulente dell’ex assessore capitolino alle municipalizzate (Colomban) nonché consigliere di amministrazione dell’Azienda dal 2017, nominato con l’Ordine di Servizio n. 37 del 4 settembre scorso, con un ingaggio di 130mila euro annui – così dicono -, settanta in più rispetto al suo predecessore, Paolo Coretti. Poco? 

E appena arrivato, si è messo subito all’opera. Novità sulla sicurezza dei lavoratori in servizio, per caso? Macché, molto di più, non scherziamo, ha diramato una circolare dove richiama il personale all’utilizzo dell'uniforme. Un’assoluta priorità - caspita! - per un’azienda che, purtroppo, si trova a un passo dal baratro, flagellata dai creditori e dalla costante perdita della produzione. Ci mancherebbe.


«Si invitano tutti i responsabili», recita il documento inviato ieri, 7 settembre, «a sensibilizzare il personale che svolge attività di carattere operativo (personale viaggiante, ispettivo, di movimento e stazione metro e ferrovie, di manutenzione, personale operativo dei servizi ausiliari della mobilità, etc.) all’uso del vestiario uniforme, senza alcuna variazione di modello o aggiunta di indumenti estranei alla foggia prescritta. La violazione potrebbe comportare l’avvio di appositi iter disciplinari». Stop.


Se l’intenzione di Ceresatto era quella di far incazzare tutti, compresi gli utenti, che si aspettano ben altre direttive, beh!, signori, c’è riuscito. Applausi dal pubblico, da standing ovation: c’è riuscito e, incredibile, nell'arco di poche ore dall'incarico ricevuto.


«Riguardo la divisa», gli ha risposto a stretto giro di posta
Claudio De Francesco, Segretario Regionale del Faisa-Sicel, «il primo obbligo sarebbe quello di fornirla ai lavoratori; scommetto che il Direttore del personale non sa nemmeno quando è avvenuta l ultima distribuzione della massa vestiaria, tanto meno da quante camicie fosse composta». Che sottolinea poi l’esigenza di «fornire di spogliatoi a norma, e tempo per il cambio tuta», oltre a «buoni pasto, come avviene in tutte le aziende normali». «Ogni dipendente», conclude il rappresentante sindacale, «sarebbe fiero ed orgoglioso di indossare la divisa aziendale, a patto che l’azienda Atac inizi una seria campagna mediatica pro lavoratori, che invece sono vittime di una campagna mediatica e spesso subiscono aggressioni». Tutte in punta di fioretto, verrebbe da dire. Alé.         
     David Nicodemi

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