Polveri sottili, ecco perché bisogna andarci cauti
Tiene ancora banco il dibattito sull’alta concentrazione di polveri sottili nella Metro B, innescato dopo l'inchiesta del Corriere della Sera
Tiene ancora banco
il dibattito sull’alta concentrazione di polveri sottili nella Metro B, innescato dopo che il Corriere della Sera ha reso pubbliche i
risultati delle indagini ambientali sostenute dall’associazione AriAmbiente, campionando l’aria nelle
fermate e sui treni della subway. «Fino
a 243 microgrammi per metro cubo, cinque volte oltre il limite di legge»,
tuonava il quotidiano, «il picco è stato registrato nel tratto che passa sotto
la stazione Tiburtina». Devastante l’impatto
sull’opinione pubblica, e sui lavoratori, «messi in forte allarme», recita un
comunicato sindacale, «riguardante la presunta grave situazione ambientale».
Ma attenzione a
lasciarsi soggiogare da facili conclusioni, risoluzioni sommarie o forvianti: la
vicenda è complessa e soltanto attraverso studi ad ampio spettro, sarà
possibile avere un quadro delineato e –soprattutto- realistico sullo stato
delle cose, migliorando o peggiorando la situazione. Il resto non conta.
Analisi
incomplete. Per farsi un’idea basta considerare che le
indagini dell’associazione sono state condotte facendo riferimento alle
direttive europee per gli ambienti esterni (outdoor), che pongono i
limiti per la concentrazione delle Pm10 nell’aria:
40
milligrammi per metro cubo (µg/m³) d’aria come valore medio annuale, e 50
µg/m³ come valore massimo giornaliero nelle 24 ore. Parametri che quasi
certamente sono di difficile applicazione negli ambienti chiusi (indoor),
mezzi pubblici compresi. Nel 1991 il Ministero
dell’Ambiente definisce l’inquinamento indoor come «la presenza nell’aria
di ambienti confinati, di inquinanti chimici, fisici o biologici non presenti
nell’aria esterna», dove agiscono polveri aerodisperse (Pm10, Pm2.5,
polveri ultrafini), composti organici volatili (COV), monossido di carbonio
etc. Tuttavia, ancora non è diventato oggetto di una normativa specifica; non
esiste, in particolare, una legislazione nazionale di settore anche se a vari
livelli il problema è stato affrontato più volte. E allora, su quali parametri
si fonda lo studio effettuato?
Problema
incandescente. Sì, i valori riscontrati dall’AriAmbiente sono
ragguardevoli, tanto da delineare un quadro critico del sottosuolo, ma, come
detto, quei risultati sono spendibili fino a un certo punto. Perché incompleti
e svolti in modo inadeguato. Alla luce di quanto sta accadendo, serve un monitoraggio
scientifico, approfondito, svolto da enti certificati come l’ISPRA (Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Che nel 2016, insieme
all’Università La Sapienza, ha presentato uno studio sull’ «Inquinamento dell’aria indoor nel sistema-metropolitana nelle città
europee» (Linea A e Linea B-B1 compresa), durante l’evento
internazionale ECOMONDO. La fiera
leader della green e circular economy nell’area euro-mediterranea. Nello
studio, caduto nel dimenticatoio, emerge una «cattiva qualità dell’aria indoor
nel sistema-metropolitana e diversa composizione chimica delle polveri rispetto
all’outdoor: manca quasi del tutto la componente che deriva dalla combustione; più
elevate
concentrazioni di metalli rispetto all’outdoor e presenza di ferro sia
nella forma di ematite che di magnetite (Fe3O4)». Emissioni derivate dall’«abrasione
delle ruote», dall’«abrasione delle rotaie», dal «suolo», dall’«abrasione e
risospensione dai materiali da costruzione all'interno dei tunnel», dal
«riscaldamento rivestimento freni», dal «freno di emergenza che libera sabbia»
e dall’«usura dei cavi elettrici». Chiuse virgoletti. E, sinceramente, fatti i
dovuti raffronti, ciò che l’ISPRA riporta incute maggiori timori, specie se confermati in una nuova indagine.
Pulizia
gallerie. A margine della relazione, l’Istituto Superiore sottolinea
che «sono necessari interventi frequenti di pulizia dei tunnel e delle banchine,
interventi strutturali relativi ai sistemi di ventilazione e al materiale
rotabile». Al riguardo, è stato visto come Atac, nonostante la crisi
finanziaria, sia riuscita, dal 2014 in poi, a garantire una certa continuità
nei lavaggi e nella depolverizzazione delle banchine e delle gallerie, con programmi mirati ed efficienti. Prima con la TecnoFerr
(2014-2018), poi con l’«appalto ponte» (febbraio-ottobre 2018), e, infine, con
il nuovo affidamento per un valore di 8milione e 500mila euro a base di gara,
valido per i prossimi quattro anni. Si poteva fare di più? È ovvio, questo però
non consente di affermare il contrario, senza avere in mano un riscontro
scientifico. Per cui, riprendendo lo scorso articolo, «Atac e Roma Capitale
dovrebbero impegnarsi con lo studio e lo sviluppo di nuove tecnologie nonché
con il controllo costante, attraverso enti certificati, della qualità
dell’aria, al fine di garantire quei valori ambientali che consentono la
vivibilità dell’infrastruttura metropolitana». Anche perché sono indicativi i
segnali raccolti in foto e video dal personale.
Filtri
neri. Segnale che includono, se vogliamo, lo stato in cui
versano i filtri dei condizionatori installati nelle cabine guida della Metro B.
Talmente lerci, alcuni neri come la pece, da spingere i macchinisti a chiedere
la sostituzione del treno. Sarebbe successo più di una volta, nelle ultime
settimane, almeno stando alle indiscrezioni. E mentre sulla Roma-Lido, dopo l’articolo apparso nel Blog, l’analogo problema sembra essere risolto, nella
sotterranea continua a persistere. Ma forse sarebbe sufficiente rivedere la
sostituzione ciclica, accorciando opportunatamente i tempi di permanenza dei
filtri negli impianti.
Le istanze restano
comunque sospese e necessitano di risposte: «Ci siamo battuti
per assicurare al personale ed all’utenza un ambiente sano che rispetti i
requisiti di sicurezza al fine di evitare danni alla salute», spiega il Segretario Provinciale SLM Fast-Confsal
Giuliano Parmiani, «l’ultimo accordo siglato in data 10 agosto 2018 è la
prova di quanto la nostra O.S. abbia a cuore questo argomento, che verrà
affrontato nell’incontro in data 21 settembre 2018 e dove chiederemo
all’azienda delucidazioni precise in merito alla pulizia delle gallerie e
sostituzione/sanificazione filtri cabine treni». A questo punto, né Atac né Roma Capitale possono continuare a soprassedere. Alé.
David
Nicodemi
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