Roma-Viterbo, il Comitato Pendolari: "Svegliatevi stanno togliendo il treno"


In una nota pubblica, il Comitato richiama l'attenzione sulla possibile sospensione dell'esercizio di buona parte della tratta extraurbana della Viterbo

«Sindaci svegliatevi, vi stanno portando via il treno». È l’appello, accorato, lanciato questa mattina – 7 settembre - dal Comitato PendolariRomaNord sulla pagina ufficiale, a fronte delle soppressioni, ripetute, di treni nella tratta extraurbana Catalano-Viterbo. Una débâcle annunciata, e forse voluta, non si sa mai, magari per dar seguito al Piano Industriale «lacrime e sangue» dell’era Improta-Broggi, i quali, senza troppi giri di parole, avevano paventato e previsto la soppressione di quella parte, importante, della linea ferroviaria. Del resto nelle cabine di regia ci sono gli stessi manager di allora, scampati persino al «rinnovamento» del M5S Capitolino.

«Oggi è definitivamente morto l’extraurbano», recita la nota del Comitato, «una linea tagliata in due, è solo l’inizio della fine». Inoltre, «Sindaci da Sacrofano in su svegliatevi, che vi stanno portando via il treno con speranze di crescita e sviluppo territoriale annesse». Poche righe, essenziali e incisive, accompagnate dalla «foto emblematica di Rita» catturata dal sito dell’Azienda, nella quale sono evidenziati i treni ufficialmente cancellati nella giornata, Una decina, a conti fatti, salvo soprese, il Montebello-Catalano delle ore 12.08 nonché ben 9 Catalano-Viterbo e viceversa, circa il 40% in meno rispetto alle corse programmate in questa specifica tratta. Un dato che ha messo in allarme gli utenti, costretti da tempo a trasbordi sfiancanti, «è ora di cacciarli via una volta per tutte», risponde Roberto B., «non sono più in grado di svolgere un semplice servizio, oramai Atac è fallita». «Aggiungo», gli fa eco Mirco D. «che non è passato anche l'extraurbano da Catalano a Roma della 05:34».

La moria potrebbe essere imputata all’orario entrato in vigore dal 3 settembre, «che sembra non abbia affatto tenuto conto delle indicazioni della Regione Lazio, ente proprietario - incalza il Comitato -, in pratica il gestore sembra che se la canti e se la suoni», oppure dall’indisponibilità del materiale rotabile, anche se in questo caso i conti sembrano non tornare. Sui 18 treni occorrenti per l’intero servizio (6 per l’urbano e 12 per l’extraurbano), infatti, nella giornata odierna ne risultano idonei (e utilizzati) 16 di cui 8 destinati alla tratta urbana e 8 per quella extraurbana. Perché questa distribuzione dei treni? Se ne avessero impiegati 10 tra Montebello-Viterbo, soltanto due in meno, sicuramente le soppressioni sarebbero state contenute.

Una risposta l’ha fornita il Comitato stesso, in una nota successiva, una sorta di de-profundis: «Sembra sempre più palese l'abbandono da parte del gestore della parte alta della nostra linea, tra Catalano e Viterbo. La Regione Lazio, che è proprietaria della linea, sembra scavalcata nelle decisioni che prende il Comune di Roma insieme a Atac, sua partecipata. Lo stato di disagio e il senso di disservizio percepito dall'utente pendolare è massimo in questo momento. Da circa 3 anni sembra assistere a un sistematico disimpegno da parte del gestore: prima introducendo i famosi “punti di rottura" (2016) a Catalano (che non sembra avere nemmeno tutte le dotazioni da "stazione ferroviaria" standard) e a Montebello, poi introducendo le autocorse sostitutive nel 2017, riducendo ulteriormente l'offerta ferroviaria e andando a intasare di auto e di bus la via Flaminia, che già soffre di suo per il traffico in aumento. Sono questi i loro concetti di mobilità e intermodalità ecologici sostenibili?». 

«Da qualche giorno», continua la disamina, «assistiamo inermi a un taglio drastico delle corse, soprattutto tra Catalano e Montebello, azzerando di fatto il servizio in quella parte, con evidenti disagi dei comuni che si affacciano su quella parte di linea. Forse è questa l'ultima parte del loro piano, che porta a disincentivare l'uso del treno per avere poi la scusa per tagliare quello che pensano sia un ramo secco? Un po' come hanno fatto sulla Roma-Pantano, poi accorciata a Giardinetti e poi ancora tagliata fino a Centocelle. E questa realtà sembra far capire che il Comune di Roma intende salvare la sua ATAC non andando a gara, prendendosi la quota per intero per l'erogazione del servizio, riducendo nel contesto l'offerta accorciando di fatto la tratta, tagliando quella che loro ritengono meno remunerativa». «Ricordiamo però», conclude il Comitato, «che Atac prende dalla Regione Lazio circa 80 milioni di euro l'anno per fare quel servizio e non vediamo riduzioni di importi corrisposti a seguito di riduzione di corse e di km percorsi! Per questo procederemo a un ulteriore esposto alle Procure e a alle Associazioni dei consumatori perché a farci sfilare da sotto il naso il treno romanord in questo modo non ci stiamo, mentre purtroppo assistiamo al rumoroso sonno perenne dei sindaci dei comuni coinvolti».

Che ci sia un disegno lo dimostrerebbe la lettera datata 6 maggio 2015, dove l’ex Amministratore Delegato Danilo Broggi spiegava all’ex-assessore regionale ai trasporti Michele Civita che voleva trasformare le tre ferrovie ex concesse: la Roma-Giardinetti in tranvia e la Roma-Lido in metropolitana; mentre sulla RomaNord, «c’è la necessità di sostituire il servizio ferroviario extraurbano con autobus». Pianificazione che avrebbe trovato una certa continuità con l'attuale Amministrazione di Roma Capitale. 
Certo è che i cittadini, sicuramente, non rimarranno inermi davanti alla macellazione della Viterbo, così come avvenne a suo tempo per la Roma-Fiuggi. Alé.
     David Nicodemi

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