Uno spettro si aggira sulla RomaNord. Il punto con il Comitato Pendolari


A colloquio con il portavoce Fabrizio Bonanni sulla morte "annunciata" della tratta extraurbana della Roma-Viterbo

Uno spettro è tornato a vagare, minacciosamente, tra i ridenti paesaggi della Tuscia e del Viterbese, nell’attesa del giorno in cui venga ripetuto e completato il grottesco rituale, riportano in un antico carteggio, logoro e ingiallito ma attuale. «La sostituzione dei servizi con autoservizi delle tratte ferroviarie Civitacastellana (Catalano)-Viterbo e Pantano-Fiuggi-Alatri fa parte del piano di risanamento tecnico-economico delle ferrovie in concessione». 

Pare di scorrere una relazione dei nostri giorni, anziché gli «appunti per il sottosegretario On.le Ciccardini» inviati il 21 dicembre 1979 dall’allora Direttore Generale del Ministero dei Trasporti, diventati il Verbo per il Ministro socialdemocratico Luigi Preti e, nel corso degli anni, dei politici e dei manager aziendali, anche dell’ex-ad di Atac Danilo Broggi. «L’esclusione delle suddette tratte è da porre in relazione con il fatto che il loro ammodernamento non risulta tecnicamente possibile» e, ancora, «occorrerebbe prevedere la totale la totale ricostruzione su diverso tracciato», ma «un intervento del genere, peraltro, esulerebbe dai limiti del risanamento». Infine, «è da rilevare anche che il volume prevedibile per il traffico non raggiungerebbe mai valori tali da giustificare un impegno finanziario così elevato».

Quando la politica prende una decisione, anche la più malsana, qualcosa succede, possono passare i secoli. Basti considerare cos’è successo sulla Fiuggi che, dopo la macellazione della tratta extraurbana, completata nel 1984 a colpi di «rottura del carico» e fantomatiche frane, è stata trasformata da «metropolitana leggera» in Linea C. Secondo i piani prestabiliti.

E la RomaNord? «La tratta veramente valida», recita sempre la relazione del 79, «ai fini di un utile trasporto di notevoli masse viaggiatori è la Roma-Prima Porta, per quello sono previsti importanti interventi di scambio realizzabile a P.le Flaminio con la nuova Linea A della metropolitana di Roma. L’opportunità di mantenere il collegamento ferroviario oltre Prima Porta deriva dal fatto che l’officina per la manutenzione del materiale rotabile è situata in località Catalano nei pressi di Civitacastellana». 

Avete capito? Va ricordato che nulla avviene per caso, la politica è una scienza splendidamente perfetta nella sua imperfezione. E se tanto mi da tanto, c'è da rimanere in allerta: infatti, qual è la tratta maggiormente colpita dalle soppressioni di queste settimane? Catalano-Viterbo. Per l'Appunto.

Di questo e altro abbiamo parlato con Fabrizio Bonanni, Portavoce del Comitato Pendolari della RomaNord, dal quale è stato lanciato il grido di allarme. E precisa: «Noi non ce l'abbiamo con gli impiegati, macchinisti e capotreno Atac, ma con la loro mediocre dirigenza che li manda allo sbaraglio in tutte le attività che fanno». Perentorio.

Cosa sta accadendo sulla Roma-Viterbo?
«Partiamo dall'inizio: Atac in accordo con Regione Lazio circa 2 anni fa istituisce i "punti di rottura" a Catalano, che sembra non risulti ufficialmente stazione, ma come officina di ricovero e riparazione dei treni, e a Montebello. Questo perché l’Azienda valuta come economicamente non vantaggioso –pochi utenti per treno…ma chi controlla? - far viaggiare treni vuoti tra Viterbo e Montebello, quindi secondo loro un viterbese prende il treno, arriva a Catalano, scende e sale sulla corsa per Montebello, scende di nuovo e prende l'urbano per arrivare a Roma. Oppure sale a Catalano, scende a Montebello e prende l'urbano che è molto più frequente».

Si direbbe, il viaggio dei dannati…
«Questo, di fatto, disincentiva l'utenza a prendere il treno a Viterbo o a Catalano. E dati gli ottimi risultati di tale scelta, Atac decide di aggiungere i bus "integrativi” per la stessa tratta (Catalano-Viterbo e Catalano-Montebello). Si fa concorrenza da sola (treno e bus), oppure una via indolore per togliere i treni per quella tratta? Non ci metteremo molto a scoprirlo, purtroppo. Infatti, dai primi di luglio (per l'intero periodo estivo) erano stati sospesi i bus integrativi messi in piedi da Atac. Questi bus dovevano riprendere a girare dal 17 settembre scorso: di fatto non sono stati più riattivati. A questo si aggiunge, sempre in tratta extraurbana tra Viterbo e Montebello, la cancellazione sistematica (anche quella definitiva?) di altri treni (prima erano 8, adesso sono 4) che azzerano di fatto l'offerta per chi viaggia da Montebello a Viterbo. Questo si ripercuote sulla viabilità ordinaria con traffico, caos e inquinamento (per via del fatto che la sfiducia nel mezzo pubblico porta l'utente a viaggiare con la propria automobile per i suoi spostamenti quotidiani) sulla Via Flaminia in primis....e di riflesso sulla Via Cassia e sulla Via Tiberina, con gli effetti che viviamo quotidianamente, soprattutto in fascia mattutina e serale. Per concludere questo punto, anche nella tratta urbana (da Montebello a Roma) il treno non funziona proprio benissimo, perché come segnaliamo da mesi, usando il trucchetto del ritardo in partenza si mascherano le soppressioni: ad esempio, il treno urbano da Montebello che è in partenza alle ore 8.10 viene ritardato alle 8.13 poi alle 8.17 e, infine, fatto partire alle 8.25, quindi quello delle 8.10 e quello delle 8.17 di fatto sono saltati e fatto partire quello delle 8.25. Quello che Atac chiama rimodulazioni sono in effetti delle soppressioni mascherate. Lo abbiamo scritto e dichiarato ovunque ma Regione Lazio su questo nemmeno controlla. Si fida dell'oste che gli dice che il vino è buono».

Quali sono le problematiche e quali le possibili soluzioni?
L’utente pendolare non ha più certezze per cui preferisce viaggiare con auto propria. Questa è la sconfitta per la mobilità sostenibile, l'intermodalità. Noi chiediamo di togliere immediatamente i punti di rottura a Catalano e a Viterbo, ripristinare i treni extraurbani, fatti sparire da sotto il naso. Facendo così si  risparmiano pure i soldi per i bus integrativi, dato che sono pagati con gli 80milioni euro annui che la Regione da a atac per sostentare il servizio (e che servizio!!). I treni poi devono transitare per Civita Castellana, che è una vera stazione. Togliere il giochetto delle soppressioni in urbana. Inoltre, è fondamentale che la Regione Lazio inizi seriamente a monitorare Atac e il contratto di servizio, che deve rispettare: finora non l'ha fatto, e questa è una sua colpa grave».

Dopo la vostra denuncia cos’è successo? Avete avuto riscontri dalla politica o dai sindaci?
«La politica? Quale? Quella che ti cerca solo sotto elezioni e poi sparisce? Adesso con tutto il movimento che abbiamo fatto, con le nostre continue denunce, forse a qualcuno inizia a tremare la poltrona. Forse. I sindaci dormono sonni tranquilli, non sapendo che senza treno non c'è sviluppo industriale e sociale. E i paesi da Montebello in su diventano sempre più quartieri dormitorio di Roma».

Siete stati convocati dall’assessore regionale ai trasporti mercoledì 26 settembre. Quali sono le aspettative?
«Vi sveliamo un segreto: l'incontro con Alessandri l'avevamo chiesto noi circa 2 settimane fa, quindi nulla di nuovo per noi. C'era pure la data, l'ora e la sede. L'Assessore è dovuto finalmente uscire allo scoperto per gestire tutto questo disservizio segnalato a tutti gli organi competenti. Avrebbe, comunque, mandato all'incontro un suo delegato, ma forse, vista la cagnara, lo conosceremo di persona. Le aspettative? basse. Ci ripeteranno le stesse cose che trovate sul nostro sito, nel nostro resoconto dell'ultimo incontro  con l'aggiunta dei fatti accaduti che abbiamo affrontato. Ineludibili».

Serve davvero il treno per quelle zone?
«Il treno è indispensabile per quelle zone che proprio col treno efficiente possono avere sviluppo industriale, pensiamo solo al polo ceramico di Civita Castellana, e turistico. Oltre al fatto che se si facesse il famoso raddoppio, quello vero e non quello di 5 inutili km tra Riano e Morlupo, avremmo una ferrovia competitiva».
     David Nicodemi

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