RomaNord, interrogazione sui mancati scontri denunciati da Il Messaggero



È diventato oggetto di un’interrogazione comunale a carattere d’urgenza, l’articolo sugli «scontri sfiorati sulla Roma-Viterbo» del 30 agosto

È diventato oggetto di un’interrogazione comunale con carattere d’urgenza, l’articolo de Il Messaggero del 30 agosto scorso sugli «scontri sfiorati sulla Roma-Viterbo», la ferrovia regionale nell’occhio del ciclone per via delle numerose soppressioni delle corse extraurbane e la paventata chiusura della tratta Catalano-Viterbo. Sotto pressione è finita, ancora una volta, la direzione dell’esercizio delle concesse, rimasta pressappoco quella del 2010 - l’anno della fusione tra Trambus e Met.Ro.-, malgrado i continui disservizi, sulla Viterbo puntualmente rendicontati dal Comitato Pendolari RomaNord, culminati con la multa di 3,6milioni di euro inflitta all’Atac dall’Antitrust.

Nel documento, depositato il 27 settembre, la firmataria Svetlana Celli, Presidente del gruppo consiliare #RomatornaRoma, richiama l’attenzione a quanto esposto nell’articolo: «Siamo venuti a conoscenza da organi di stampa nazionali», recita l’interrogazione, «di collisioni sfiorate tra treni della linea Roma-Viterbo. Che, in particolare il 27 giugno 2014 il capostazione di Montebello dava il via libera con [segnale] verde ad un treno» sulla tratta ferroviaria extraurbana a «binario unico, mentre ne sopraggiungeva uno in senso contrario». E ancora, «l’impatto è stato scongiurato solo per la lungimiranza e la professionalità del macchinista e del capotreno, i quali, malgrado il nulla osta, non sono venuti ripartire, in quanto accortosi che il treno proveniente in senso opposto non era ancora passato».

Nella premessa la Presidente sottolinea altresì che «lo scontro avrebbe provocato una tragedia», simile alla disgrazia capitata nel luglio 2016 sui binari della Andria-Corato «che ha causato 23 vittime». «In seguito a tale tragedia», continua, «l’assessore Meleo promise la messa in sicurezza della Roma-Viterbo adeguandola a sistemi più moderni», che «Atac nel 2014 ha creato un “gruppo di lavoro” per la digitalizzazione del giunto telefonico con autofinanziamento di circa 250mila euro – ed appena un mese dopo la tragedia di Andria, ne sospendeva inspiegabilmente l’attività» e che «a tutt’oggi la circolazione dei treni sulla tratta extraurbana a binario unico (90 Km) è ancora a regime di Giunto Telefonico, non essendo stato effettuato alcun intervento di miglioria nella sicurezza dell’esercizio ferroviario».

Inoltre, «il sindacato Cisl tramite le sue rappresentanze immediatamente dopo il fatto del 27 giugno 2014 denunciarono mediante fonogramma: “Riteniamo gravissimo il silenzio del Direttore di Esercizio sugli accadimenti in violazione del Regolamento circolazione treni evitato soltanto dall’esperienza del personale del macchinista” e ancora “su questo chiediamo l’apertura di un’inchiesta Ministeriale in chiederemo di essere ascoltati a fronte dei fonogrammi fatti sulla sicurezza dell’Esercizio a cui nessuno ha mai prestato attenzione”».

Da qui le specifiche e lapidarie richieste alla Sindaca e all’Assessore alla Mobilità per «venire a conoscenza con carattere d’urgenza se l’azienda Atac sia venuta a conoscenza del gravissimo episodio e conseguentemente abbia avviato – in conformità a quanto previsto dall’art. 93 del D.P.R. 753/80 – una specifica inchiesta interessando gli enti preposti, Ministero dei Trasporti e Regione Lazio – con lo scopo di stabilirne le cause ed eventuali responsabilità al fine di individuare misure atte ad impedire il suo ripetersi» e se «qualora non fosse stata intrapresa tale inchiesta, vista la gravità dei fatti riportati dalla stampa, quali misure ritiene opportuno avviare per comprendere le responsabilità di tale mancanza comunicazione e per far avviare al più presto una indagine in tal senso».

Alla bordata di natura politica si aggiunge quella in ambito sindacale, strappo che si è consumato il 1 ottobre scorso in via Prenestina, nell’incontro-scontro tra l’Azienda (relazioni industriali e responsabili della ferrovia) e le RSU Cgil e Cisl. Che «rilevando», si legge nel verbale, «il carattere di estrema urgenza delle problematiche evidenziate nei fonogrammi trasmessi, nonché nei verbali di Incontro, impattanti sia sulla Sicurezza di Esercizio, che sull’organizzazione complessiva del lavoro, evidenziano la necessità di proseguire il confronto con l’assistenza del Coordinamento RSU; sottolineano, altresì, la necessità della presenza del Direttore di Esercizio nonché dei Responsabili delle strutture aziendali coinvolte». «L’Azienda, pertanto» conclude la nota, «procederà a convocare una specifica riunione entro 15 giorni dalla data odierna e coerentemente con le attività dei competenti livelli di interlocuzione sindacale».

La carne al fuoco di certo non manca, anche perché sarebbero numerosi i casi che avrebbero meritato apposite inchieste. Tra questi spicca l’episodio risalente al 28 luglio 2017, dove un treno extraurbano sarebbe stato instradato, per motivi ancora da chiarire, sulla tratta Montebello-Riano che era al momento interdetta al traffico ferroviario per ragioni di sicurezza. Alé.  
     David Nicodemi

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