Coronavirus, gli Autoferrotranvieri Atac orgogliosamente presenti


L’Atac è al capolinea? Speriamo di no ma l’attivazione del Fondo Bilaterale di solidarietà preoccupa e non poco i lavoratori. Prima d’ora non è stato mai utilizzato da nessun’altra azienda di trasporto nazionale, sia essa privata che pubblica. Questo primato non li rende tranquilli soprattutto con il concordato che bussa alla porta reclamando i 200.000.000 di euro la cui rata è in scadenza a giugno prossimo.

Inutile ricordare che in questa rata ci sono anche i TFR degli autoferrotranvieri andati ormai da qualche anno in pensione (creditori privilegiati) che hanno il sacrosanto diritto di vedere riconosciuta la propria liquidazione accantonata in anni e anni di lavoro.

La riduzione del servizio non dipende dai dipendenti ma da una emergenza che mai pensavano di affrontare. Eppure l’autoferrotranviere tanto bistrattato è presente. Non ha mai abbandonato il servizio e anche a costo di rischiare la propria salute, gira il volante di bus con il dubbio della sanificazione dello stesso mezzo e, buona parte, senza i dispositivi individuali di protezione. In uguali condizioni sta chi conduce di treni o dirige la loro circolazione o lavora nelle biglietterie e stazioni, passando per poi tutti gli operai delle manutenzioni.

Non se l’aspettavamo questa sorta di “cassa integrazione”; non se l’aspettavamo dopo i tanti sacrifici fatti per rimettere a posto i conti dell’azienda ed evitare il fallimento.

Il timore è che con la scusa del corona virus si stia mettendo mano all’organizzazione del lavoro bypassando quelle che sono le regole della concertazione, soprattutto non vorremmo che venga nascosta la verità dei fatti. Ecco questo non farebbe loro piacere. Sarebbe un vero atto di trasparenza pubblicare gli elenchi delle percentuali di Fondo attribuite ai 4.000 dipendenti individuati dall’azienda.

Forse è anche giunto il momento che per l’Atac intervenga la politica a tutti i livelli, comunali, regionali, nazionali, affinché individui un percorso per compensare le perdite scaturite dalla riduzione del servizio a causa delle misure di contenimento della COVID 19. Il presidente di Atac chiami la Sindaca, ovvero la proprietà e solleciti un suo intervento.

Dietro a quei 4.000 dipendenti ci sono altrettante famiglie e seppur vero che non rischiano il posto di lavoro la decurtazione dello stipendio creerà molti problemi.

L’autoferrotranviere farà la propria parte, come ha sempre fatto, nella speranza che i loro sforzi non vadano vanificati.


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