Roma, fase 2: pendolari in crisi «Servono subito più treni o per noi sarà impossibile lavorare»


Allarme dei comitati laziali: tutti i giorni in 550mila nella Capitale. Fabrizio Bonanni: «L’unica soluzione è spalmare gli accessi ai posti di lavoro, dilatare gli orari di apertura delle attività commerciali»

Moltiplicare i capolinea, frazionare i turni di lavoro, dotare i mezzi di dispositivi di protezione e disinfettanti, aumentare le corsie preferenziali. I pendolari romani e laziali avanzano proposte in vista della possibile fine del lockdown e il parziale ritorno alla normalità previsto per il 4 maggio. In attesa delle misure del Governo però il timore è unanime: sarà una «Caporetto» per il trasporto pubblico su gomma e ferro. L’utenza di oltre 550mila cittadini (dati Pendolaria/Legambiente) che ogni giorno cerca faticosamente di raggiungere la propria meta nella Capitale, lotta già contro ritardi, corse saltate, treni fatiscenti, ma soprattutto resse e file oceaniche. Anche calcolando l’assenza di turisti e studenti, la paura è che si creerà l’inferno con le misure anti-contagio e gli ingressi centellinati per il distanziamento sociale. «L’unica soluzione è spalmare gli accessi ai posti di lavoro, dilatare gli orari di apertura delle attività commerciali e pubbliche» ipotizza Fabrizio Bonanni, portavoce dei pendolari della Roma-Nord.

Linea da 100 chilometri di percorso che tra Roma e Viterbo raccoglie 75mila cittadini quotidiani, tra vagoni insufficienti e calca inverosimile, specialmente al capolinea Flaminio. «Sulle metro A o B sarà uguale, contingentare è impossibile, Atac non ha il personale utile, servirebbero più mezzi ma siamo in ritardo di 20 anni. E’ urgente una pianificazione seria con vertici Regione-Governo» l’appello di Bonanni, già domani al tavolo con l’assessore alla Mobilità Mauro Alessandri. «Il 4 maggio sarà come aprire una bottiglia di Coca dopo averla agitata, - evoca un’immagine nitida del post-quarantena Andrea Castano, blogger e coordinatore de Il Treno Roma-Lido -. Le contromisure ipotizzate sono chiaramente insufficienti, sarà un probabile disastro con attese raddoppiate e stazioni invase. Serve potenziare lo smart-working e aumentare i capolinea». La sua idea è semplice, si tratta dei treni «speciali» già adottati in passato: sulla ferrovia che dal mare porta a Roma (60mila viaggiatori al dì), si potrebbero ad esempio far partire treni vuoti da Ostia come da Acilia, così non arriverebbero stracolmi a ogni fermata». Si spinge oltre con le formule da Fase 2 il Comitato Pendolari della Roma-Lido: non solo incentivi al telelavoro e aumento delle corsie preferenziali per i bus, ma anche mascherine obbligatorie per i passeggeri (sempre che le trovino) tamponi al personale e test epidemiologici su campioni di utenza.

Le richieste primarie però restano quelle delle frequenti sanificazioni e delle dotazioni di dispositivi di sicurezza sui mezzi, anche sulle ferrovie gestite da Trenitalia. «I tempi di percorrenza dei nostri convogli sono fermi al ‘900, un’ora e 10 minuti per arrivare a Roma, quindi il problema è non perdere la corsa. – riassume Pietro Fargnoli la situazione dalla Roma-Cassino, a bordo una media di 42mila passeggeri al giorno –. L’ideale è dilatare i flussi di utenti nelle ore di punta, ma anche garantire un servizio sicuro: abbiamo chiesto che siano forniti i materiali di protezione alle stazioni e che le pulizie siano costanti». Il servizio in sintesi dovrebbe coniugare distanze e sicurezza con efficienza e puntualità: praticamente una missione impossibile anche per Andrea Ricci dell’Osservatorio Regionale sui Trasporti, senza un piano di «rinforzo» al parco vetture. «Stiamo presentando le nostre idee ma è urgente incrementare le corse e ampliare gli spazi alle stazioni, specialmente negli snodi principali come San Pietro – riassume inserendo poi l’altro tema, le spese dei pendolari –. Servirebbero delle compensazioni, c’è chi paga un abbonamento annuale ma si è visto cancellati due mesi di servizio».


Da Corriere della Sera 

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