Grotte Celoni, nigeriana aggredisce autista dello 057 pur di non mettere la mascherina

Autista dello 057 chiede a passeggera nigeriana di mettere la mascherina sul bus: lei lo aggredisce con calci e distrugge lo schermo protettivo della guida

È successo pochi minuti fa a Grotte Celoniin via Francesco Merlini. Sulla linea 057 TPL (Trasporto Pubblico Locale), l’autista ha chiesto a una passeggera di nazionalità nigeriana di indossare la mascherina, come da decreto anti coronavirus. Lei lo ha prima insultato, poi è passata a picchiare lo schermo protettivo del conducente. Lo schermo è stato distrutto, lei ha raggiunto l’autista che non ha potuto difendersi (vi immaginate i problemi legali?) e gli ha strappato la camicia di servizio. Assurdo. La beffa più grande? Autobus fermato, passeggeri fatti scendere, lui senza parole. E lei si fa portare al Policlinico Tor Vergata. Lei, che ha aggredito, si è fatta trasportare in ospedale. “Questi fatti sono all’ordine del giorno – ci dice Massimiliano Scermino, presidente dell’associazione Radici di Roma Capitale, presente sul luogo – erano episodi che succedevano solo di notte, ora anche di giorno. La sicurezza, qui, sembra essere facoltativa. Spero che ci sia solidarietà per l’autista aggredito e che si adottino misure efficaci per proteggere i lavoratori del trasporto pubblico da aggressioni sempre più frequenti”.
Scatenare il putiferio per non voler mettere la mascherina. Ci sarebbero tante domande, ma una in particolare la vorremmo fare: è ancora valido il Codice Penale? In particolare, l’articolo 340 in materia di interruzione di pubblico servizio. Perché è sacrosanto difendere il lavoratore, ma pensiamo anche a quei poveri cristi che stavano, tranquillamente e civilmente, a bordo dell’autobus. Chi doveva andare a lavoro, chi a fare la spesa, chi tornava a casa: tutti a piedi. E perché? Perché una deficiente ha deciso di essere superiore alle leggi e allo Stato. A proposito: lo Stato si è visto da queste parti?

da La Postilla

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