Roma-Viterbo, quando la bravura resta occulta
Grazie all'ingegnosità dei tecnici di Atac, è stato possibile recuperare la vettura sviata in tempi rapidi, contenendo i disagi all'utenza
Per indole, per carattere
siamo abituati spesso a denigrare, sminuire ogni cosa, vediamo nero e basta.
Eppure ci sono degli episodi che l’opinione pubblica deve conoscere, bisogna sapere
che abbiamo in Atac delle
maestranze, degli ingegneri che sono i migliori al mondo e questo va gridato
forte e con orgoglio.
Mi riferisco allo svio del
giorno venerdì 10 marzo 2017
avvenuto intorno alle ore 10 della rimorchiata pilota numero 317 a circa un
chilometro e mezzo dal ponte sul fiume Treja
in direzione Roma.
In una curva con raggio di
duecento metri circa, nei pressi di un ponte che sovrasta la ferrovia, la
spinta portentosa della motrice Alstom spostava fuori dai binari la vettura di
testa. La prima fotografia pervenuta da Odissea
Quotidiana non lasciava dubbi, senza un carro gru, mai nessuno sarebbe
riuscito a ricollocare sui binari la rimorchiata pilota 317.
Osservando le mappe
satellitari, una delle strade possibili per raggiungere il convoglio
incidentato era di aprirsi un varco per circa due chilometri nella fitta
boscaglia ubicata nei pressi della ex stazione di Ponzano Cave. Altra alternativa era quella di arrivare alla
ferrovia, dalla Flaminia. Cioè da
dove si accede alla ex stazione di Ponzano, sulla sinistra esiste una
carrareccia che perviene ad una fitta boscaglia. Oppure terza opportunità era
di aprirsi un varco nei pressi della Ceramica Flaminia partendo da alcune
carrarecce che pervengono a una grossa fattoria. Il tutto avrebbe richiesto,
come dicono alcuni esperti, l’utilizzo di grosse ruspe, un forte disboscamento
e giorni e giorni di lavoro per aprirsi una strada e far passare il carro gru.
Vista la gravità del deragliamento alcuni esperti ipotizzavano anche l’utilizzo
di un carro gru proveniente da Orte,
facendolo transitare per Fabrica di Roma.
Ebbene nessuna di queste
“diavolerie” è stata presa in considerazione, come racconta Radio Rotaia, degli
omini piccoli, piccoli, dall’aspetto minuto, muniti delle migliori tecniche,
hanno sollevato il mostro e lo hanno
rimesso sui binari. La motrice 318, la rimorchiata 409, la rimorchiata semipilota
317 la sera del giorno 11 marzo 2016
potevano ritornare a Catalano e la circolazione riprendeva regolarmente alle
ore 21,05 con il treno 617 proveniente da Roma. La rimorchiata semipilota di
53.100 Kg veniva sollevata con notevole destrezza, la cassa lunga 21.090 mm
larga 2.800 mm poteva riprendere a viaggiare.
Come racconta sempre Radio
Rotaia, qualcuno ha osato lamentare i tempi troppo lunghi trascorsi dal momento
dell’incidente all’arrivo del carro officina. Ma nessuno ha considerato che
reperire il personale che a volte è in turno di riposo non è una cosa facile.
Inoltre il transito di un treno speciale richiede autorizzazioni burocratiche
abbastanza complesse.
Pochi immaginano in cosa
consiste questa delicata operazione. L’aria era tesa, come racconta Radio
Rotaia, il nervosismo a fior di pelle, comandi secchi come ai tempi di Maestri,
non permettevano nessuna distrazione.
Ecco le parole di un tecnico: ”Ci sono dei
martinetti che sollevano la cassa, quando lo svio è di poca entità basta una
sola alzata, poi si trasla. Va preparato un basamento adeguato. Alzi e trasli,
se una traslata è sufficiente a mettere la cassa in sede, va bene, se no
altrimenti, bisogna alzare, sollevare e baggiolare. Cioè collocare tronconi di
traverse di buona qualità (spesso sostituite) per reggere il forte peso da
sollevare. Tali materiali sono sempre presenti nel carro officina. Quindi
praticamente baggioli, rialzi, risposti, piano piano. Con una sola alzata, a volte,
quando lo svio è semplice, risolvi immediatamente”.
Questi uomini che hanno
compiuto l’operazione di sollevamento, hanno dovuto effettuare sotto un sole
cocente oltre settanta metri per trasportare materiale pesantissimo, in terreno
impervio, dal carro officina fino alla vettura incidentata. Hanno veramente
rischiato, con un eventuale cedimento del terreno, che il convoglio si
rovesciasse provocando l’irreparabile. Se i Vigili del Fuoco ed il Soccorso
Alpino hanno compiuto miracoli nei recenti fatti di cronaca, senza dubbio chi
ha contribuito a riattivare la ferrovia senza grandi “strombazzamenti”, merita
tutta la nostra riconoscenza e nostra la stima.
Gianfranco Lelmi
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