Ferrovie concesse, il Comitato Pendolari diserta l'incontro in Regione e Viterbo attacca: "Individuare i responsabili del disastro"
I ritardi e le soppressioni ci sono, i disagi e le arrabbiature anche. Com’era prevedibile
I ritardi e le
soppressioni ci sono, i disagi e le arrabbiature anche. Com’era prevedibile. Sono
gli effetti delle restrizioni alla circolazione nelle ferrovie regionali ex-concesse Roma-Viterbo e Termini-Centocelle, emanate da Atac a garanzia della sicurezza e in
applicazione delle disposizioni ANSF,
subentrata all’USTIF all’inizio del
mese. Ieri, mercoledì 4 luglio, incontri
fiume presso la Regione Lazio coi
Sindaci di Sant’Oreste, Rignano Flaminio, Soriano nel Cimino, Civita
Castellana, Morlupo, Castelnuovo, Riano e Sacrofano, poi
quella coi Comitati/Associazioni dei pendolari e consumatori, e, infine, con le
Organizzazioni Sindacali.
Si direbbe una
conferenza a reti unificate in cui la Regione ha annunciato, in ogni sede,
quella che a più riprese è stata definita «aria
fritta». Forse nel tentativo
di smorzare quanto possibile i toni della polemica, specie nell’attuale
contesto politico, oltre che cercare di contenere i disagi. Difficile da farsi,
diciamolo, anche se meritevoli, le soluzioni annunciate suonano come un ripiego
raffazzonato e ritardatario alle orecchie dei pendolari. E dei lavoratori,
parafulmini delle mancanze oggettive sia dell’Azienda che della stessa Regione.
E non poteva
essere altrimenti, era noto il subentro dell’ANSF, dal almeno il 2016, ed erano
altrettanto note le carenze infrastrutturali delle ferrovie, e in particolare
della tratta extraurbana della
Roma-Viterbo, divenute insostenibili. O no? Chi è che ha dormito in questi
anni? Perché Atac ha atteso l’ultimo giorno per annunciare le restrizioni,
impendendo ai pendolari di organizzarsi in altro modo? Perché la Regione ha
aspettato, invece, il caos, prima di avanzare soluzioni, seppur riparatorie?
Dov’è la programmazione? Questo e altro ancora dovrebbe interrogarsi la
politica.
Incontro
Regione-Comuni. Ma al succo, cosa si sono detti? Nell’incontro coi
Sindaci, alla presenza del consigliere Emiliano
Minnucci, in qualità di rappresentante della commissione regionale
Trasporti, e del collega Enrico Panunzi,
e di tecnici regionali e aziendali, “sono state illustrate – si legge nel
comunicato congiunto - le soluzioni già messe in campo, attraverso il trasporto
sostitutivo su gomma, e i futuri interventi destinati a riportare la linea
ferroviaria ad una piena funzionalità nel breve, medio e lungo termine”,
riportando in auge il Piano di investimenti della Regione Lazio
sulla linea Roma – Viterbo. Tanto atteso. È stato anche “presentato il protocollo
d’intesa tra Regione e amministrazioni
comunali per l’istituzione di un
tavolo permanente tra le parti. Strumento, questo, necessario a monitorare
gli interventi, a concertare le strategie per l’efficentamento e il rilancio
del servizio di trasporto pubblico della ferrovia ex-concessa e a sollecitare
lo sblocco dei fondi sulla sicurezza ferroviaria da parte del Governo. Inoltre,
su istanza degli amministratori si terrà, già nel corso della prossima
settimana, una nuova riunione volta all’organizzazione di una rete di trasporto
pubblico intercomunale che contribuirà ad attenuare i disagi ad oggi presenti.
L’impegno delle parti è quello di arrivare al mese di settembre con un piano di
trasporto integrato in grado di ridurre al minimo i disagi, collaborando
fattivamente per il rispetto del cronoprogramma degli interventi strutturali,
necessari a rendere la ferrovia Roma Nord una linea moderna in linea con gli
standard europei”.
Cosa
c’è di nuovo? Sostanzialmente nulla. A parte la lodevole idea di
istituire un “tavolo permanente”, avanzata in prima battuta dal Sindaco di Castelnuovo di Porto Riccardo Travaglini. Tutto il resto è fuffa,
cose dette e ridette, che non fanno altro che rimarcare lo stato di catalessi
di Atac e Regione su una questione così importante. Anche la storia dei bus
sostitutivi rischia di essere un pericoloso boomerang: infatti, ci domandiamo:
chi svolgerà il servizio sostitutivo, oltre all’Azienda Capitolina? Cotral? Società private? Saranno in grado di sobbarcarsi? E dove
saranno reperite le risorse necessarie per le corse aggiuntive? Si sottraggono
dal Contratto di Servizio oppure la Regione aprirà un altro cassetto a spese
della collettività?
Critico
Sant’Oreste. Da Sant’Oreste si levano le critiche del Sindaco Valentina Pini. “Già dallo scorso anno,
più o meno in questo periodo, la soppressione di molte corse, motivata dalle
chiusure dell’anno scolastico, mostrava, con sciagurata evidenza, un
disservizio che, chiamarlo così, oramai, è estremamente riduttivo. Quest’anno
la situazione è notevolmente aggravata dall’entrata in vigore, a partire dal 1
luglio 2019, del Regolamento dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle
Ferrovie. Tali novità colgono
completamente impreparata una Regione, in evidente difficoltà su questa come su
altre tematiche, estremamente rilevanti per la quotidianità dei cittadini,
soprattutto dei territori periferici della capitale che vivono in maniera
importante il dramma del pendolarismo. Durante la campagna elettorale per le
regionali del 2018 si parlava già di ammodernamento della linea, di acquisto di
nuovi treni, 38 per l’esattezza, ma di fatto, pur conoscendo la situazione di
totale abbandono della linea RomaNord e l’imminenza della entrata in
vigore di provvedimenti restrittivi, nulla si è fatto per prevenire un disastro
annunciato. È necessario intraprendere una linea politica che offra al nostro
territorio, troppo spesso maltrattato come periferia della Capitale, le
attenzioni che merita”. “Non si può gestire – conclude - secondo un’ottica così
miope un servizio essenziale come il trasporto pubblico. Non si fa che sentire
parlare di trasporti sostenibili, incremento dei trasporti su rotaia a favore
della diminuzione di emissioni nocive, quando invece le politiche intraprese
mirano puntualmente da altra direzione. Lo sviluppo e il livello della qualità
della vita per chi popola il nostro fantastico territorio non può prescindere
dai trasporti pubblici e dei servizi essenziali in generale”.
La breccia
Viterbese. A margine del confronto istituzione interviene il Comune di Viterbo, con un perentorio
comunicato stampa: “Servono interventi urgenti e concreti finalizzati a
normalizzare l’esercizio della ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo –
ammoniscono il Sindaco Giovanni Maria
Arena e l’Assessore ai Lavori Pubblici Laura
Allegrini -, troviamo inconcepibile che le disattenzioni e le mancanze,
clamorose, della Regione Lazio da un lato, proprietaria dell’infrastruttura, e
di Atac dall’altra, impresa che gestisce la linea, ricadano ancora una volta sui
pendolari e lavoratori, della tratta viterbese in particolar modo”. “Occorre ricercare – proseguono -le
responsabilità di chi, in questo lungo lasso di tempo, doveva
provvedere a elevare agli standard nazionali la sicurezza dell’esercizio, sia
nella proprietà che nella gestione. Le prescrizioni disposte, potevano,
infatti, essere evitate ampiamente, qualora ci fosse stata un’attenta visione
negli investimenti e nelle scelte organizzative complessive. Stiamo pagando a
caro prezzo tale immobilismo, in palese conflitto con le direttive europee
sulla mobilità sostenibile”. “La tratta Viterbo-Civita Castellana è quella
più penalizzata e non si capiscono, ancora, quali potrebbero essere gli interventi a
medio e lungo termine per offrire un servizio degno ed efficiente. La
Roma-Viterbo è un asset importante nella mobilità, non solo della nostra
provincia, e anche sotto il profilo turistico. E come tale la difenderemo con
fermezza. Proponiamo al riguardo un confronto immediato con la Regione, i
comuni, le associazioni/comitati dei pendolari, i rappresentanti dei lavoratori
e l’Ansf, che porti a un tavolo permanente, al fine di individuare adeguate
soluzione che garantiscono la sicurezza, ma allo stesso tempo migliorino le
condizioni del servizio offerto attualmente, nelle more dell’ammodernamento
dell’infrastruttura. Siamo stati assenti al primo tavolo di confronto. Saremo
sicuramente presenti ai prossimi incontri e ci batteremo per ottenere un
servizio migliore rispetto a quello assolutamente scadente offerto oggi”.
Altro
tavolo coi Sindacati. Oltre
a ribadire che “arriveranno 6 nuovi treni” e che a “settembre ripartiranno i
lavori nella galleria di Flaminio per il collegamento tra la metro A e la
Ferrovia”, scopriamo, nel confronto coi Sindacati, che in questi giorni si
stanno “firmando le carte per far partire le gare per istituzione del
segnalamento su tutta la linea ed eliminazione dei PL, i relativi 67 milioni di
euro sono già stati stanziati”, con tanto di promessa: “Nella primavera 2020 dovrebbero partire i lavori per il raddoppio
da Riano a Morlupo”. Grande nodo al
fazzoletto. “In conseguenza – rimarcano nel comunicato i Responsabili del
Dipartimento Tpl di Roma e del Lazio di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Daniele Fuligni, Roberto Ricci, Massimo
Proietti - è stata concertata l’apertura di un tavolo di confronto
periodico tra Regione Lazio e le sigle sindacali, propedeutico al
monitoraggio del servizio a supporto della linea effettuato su gomma, e dello
stato di avanzamento dei lavori sopra citati”. Posizione condivisa dal Segretario Regionale SLM Fast-Confsal Renzo
Coppini.
L’Affondo
dei Comitati – All’incontro
era assente, per esplicita volontà, il Comitato
Pendolari RomaNord: “il tempo perso in anni non si recupera in settimane o
mesi. Vuol dire che verranno attivate in fretta e furia navette Rossibus e
Cotral per gli spostamenti dai paesi a Montebello, poi tutti appassionatamente
sull'urbano anche da settembre in poi. Nel frattempo partirà qualcosa (gara,
affidamento diretto, boh) per acquisto nuovi treni (non prima del 2023!) e per
ammodernamento infrastruttura, ma fino ad allora in extraurbana si viaggerà
come adesso, nel puro caos, se non la chiudono prima. Ma nel frattempo chi paga
e chi risarcisce i pendolari per questo estremo disagio? Noi andiamo avanti,
non faremo sconti a nessuno. Questo hanno partorito le grandi menti della
direzione trasporti regionale e di Atac”. Il tutto accompagnato da un video.
Presenti invece il Regione dott. Passanisi
della Segreteria dell’assessore ai trasporti Mauro Alessandri, l’ing. Cecconi
(Regione Lazio – Dir. Regionale trasporti - Area Trasporto Ferroviario ed
Impianti Fissi), Ing. Nicastro (Atac
- Direttore di esercizio ferrovie “ex concesse”) e il Dott. Naso (Responsabile della pianificazione
di Atac), il Comitato Pendolari Roma
Ostia, l’Osservatorio Regionale sui
Trasporti del Lazio, il Comitato di Quartiere
Tor Pignattara e, infine, la Triplice
Intesa dei Comitati pendolari (anche su delega Comitato Pendolari Roma
Nord, il Blog Sferragliamenti dalla
Casilina e l’Associazione degli Utenti
del Trasporto Pubblico. Dal resoconto dei Comitati: “La riunione comincia con la premessa del dott. Passanisi
sull’impegno ad ascoltare tutti i soggetti coinvolti, avviato in mattinata coi
i sindaci dei comuni afferenti alla parte bassa della Roma-Viterbo, cui seguirà
l’ascolto (martedì 9/7) dei sindaci dei comuni da Catalano verso Viterbo, e
proseguito all’ora di pranzo con l’incontro coi sindacati. L’obiettivo della
Regione Lazio, punto fermo ed invariante di qualsiasi discorso, è quello di non
far chiudere nessuna parte della Roma-Civita Castellana-Viterbo e di consegnare
la Roma Giardinetti in stato di esercizio. Poi è stata la volta di Nicastro,
che inizia addebitando le scelte da lui operate come Direttore di esercizio all’entrata
in vigore (il 16.06.2019) del DECRETO LEGISLATIVO 14 maggio 2019, n. 50, di
attuazione della direttiva 2016/798 sulla sicurezza delle ferrovie”. “Ci
troviamo nel momento in cui la norma viene applicata su un elenco di ferrovie
isolate, non funzionalmente connesse alla rete nazionale, decretato dal MIT già
da 2 anni e che verrà confermato o modificato dal Ministero dei Trasporti antro
per metà agosto. Sulla Roma-Giardinetti,
rispetto alle prime indicazioni date dall’ing, Nicastro al personale
d’esercizio con Disposizione Operativa 136 del 29 giugno, tra cui il limite
massimo di velocità a 30 km/h, la battuta di arresto a tutti gli innumerevoli
incroci esistenti, anche in presenza di semaforo a luce verde, e ai deviatoi non controllati da ACEI, verrà
applicata da oggi una prassi operativa più morbida, che cancella la battuta di
arresto, sostituendola con la marcia a passo d’uomo sugli incroci. Resta la
limitazione di velocità massima a 30 km/h (dai 50 km/h attuali) che, secondo il
Direttore di esercizio, non pesano molto sui tempi medi di percorrenza
Centocelle-Laziali, essendo la velocità media commerciale della linea pari a
soli 15 km/h (in bici si fa prima!). Per quanto la Roma-Viterbo –
prosegue il rendiconto - la situazione appare molto più complessa, visto il
binario unico che copre quasi tutta la tratta extra urbana. Si sono i adottati
due principi: sono stati eliminati gli incroci tra i treni in linea, adottando
de facto un servizio “di spola” (sebbene rimanga il DU e quindi il regime non
sia propriamente a spola), ed è stata imposta una battuta di arresto su tutti e
104 gli incroci con la viabilità in linea, compresi i passaggi a livello, che
non posseggono sistemi di ripetizione del segnale a bordo treno e di blocco in
caso di sbarre bloccate o veicolo di ingombro sui binari. Già l’orario estivo
prevedeva una normale riduzione delle
corse extraurbane da complessive 68/ giorno a 52/giorno. Fino all’avvio delle mobilitazioni di
cittadini, sindaci e soprattutto dei comitati pendolari, di queste 52 se ne
prevedevano 22 senza sostituzione con navette.
Dopo le prime ore di marasma, ATAC ha ipotizzato alcuni servizi
sostitutivi. La prima vittoria delle mobilitazione è che i 22 treni soppressi
sull’extraurbano (che la Dir. Regionale si ostina a chiamare sospesi, senza precisare però per quanto
tempo), ben 22 sono autosostituiti. Da
oggi tali corse sono erogate da un operatore privato terzo su incarico di ATAC,
ma a giorni subentrerà Cotral S.p.A., che dispone di mezzi idonei al servizio extraurbano,
più nuovi, con aria condizionata ed adeguati. Rispetto ai tempi di percorrenza,
in due giorni di esercizio degradato
Atac ha registrato i seguenti ritardi medi: +8 minuti sulla tratta
Castelnuovo-Montebello; +10 minuti sulla tratta Sant’Oreste-Castelnuovo; +15
minuti sulla tratta Catalano-Sant’Oreste. Per un totale di circa mezz’ora in
più sulla linea da Civita Castellana a Montebello, che possono arrivare fino a
40 minuti in caso di macchinisti particolarmente attenti a tutti gli incroci I Comitati han fatto presente che il
continuo stop e vai, oltre ad allungare i tempi di percorrenza, crea un disagi
continui con possibili malesseri e nausee ai passeggeri, soprattutto in
condizioni di caldo, ed aumenta il logorio dei sistemi frenanti, esponendo i
pochi treni disponibili ad aumento di guasti. È dunque intervenuta la Triplice
Intesa dei Comitati (Spigai), anche a nome della Roma Nord, controbattendo che
tra le 30 corse ferroviarie superstiti, sicuramente nei prossimi giorni ci
saranno ulteriori soppressioni ed autosostituzioni perché Atac non è nelle
condizioni di rispettare l’orario di esercizio estivo previsto, con
l’allungamento dei tempi di percorrenza.
D’altra parte, non è una situazione che è caduta dal cielo: l’incidente
di Andria è del luglio 2016, giusto tre anni fa. Già si sapeva che le norme di sicurezza
ferroviaria sarebbero cambiate per le linee ferroviarie c.d. isolate, molte
delle quali regolate dall’antiquato sistema di controllo del traffico
ferroviario del giunto telefonico. È stato ricordato ai presenti, con copia dei
comunicati ufficiali del MIT, come l’allora Ministro Delrio ai primi di febbraio del 2018 aveva firmato il
Decreto di ripartizione di 440 milioni per la messa in sicurezza delle ferrovie
regionali isolate, che s’aggiungeva a un precedente decreto di settembre 2017
per altri 254 milioni. Questi fondi
sono finalizzati a dotare anche le linee
isolate di sistemi tecnologici e di protezione di marcia del treno per
migliorare i livelli di sicurezza”. Continuando a scorrere il documento
emerge che il Comitati hanno “rammentato che di questi fondi il decreto del
febbraio 2018, ne assegnava 3 per la Roma Giardinetti e quasi 67 per la Roma
Nord! Al Direttore di esercizio di Atac è stato ricordato che fin dal 18 dicembre scorso, la ANSF aveva scritto ai
gestori di queste linee tramite la associazione di categoria ASSTRA, cui aderisce
anche l’Agenzia comunale Roma Servizi per la Mobilità, e direttamente ad Atac S.p.A, per inviarli in consultazione le nuove regole tecniche e gli standard di
sicurezza per le reti isolate dal resto della rete ferroviaria nazionale. L’ORT
ha osservato che della risposta di ATAC non c’è traccia sul sito dell’ANSF ed
ha chiesto a Nicastro se gli risultava vi fosse stata una risposta a tale
consultazione. Nicastro ha detto che ci sono stati nei mesi passati vari
contatti e rapporti coi funzionari e tecnici dell’ANSF, ma non ha notizia di
questa specifica risposta alla richiesta citata. La Triplice ha ribadito che di
fronte ad un disastro annunciato, non imprevisto né imprevedibile, le ferrovie
ex concesse del Lazio, Giardinetti e RomaNord, hanno fatto dunque la fine del
Vajont”. A queste dichiarazioni Passanisi rispondeva “ammettendo che, sebbene
questa fosse una situazione nota, per i fondi citati sono mancati i decreti
attuativi del MIT. Per questo la Regione, non potendo reperire proprie risorse
per finanziare gli interventi più urgenti, dall’annuncio delle nuove norme
tecniche, si è attivata per richiedere una proroga sull’applicazione del nuovo
regime, ma così non è stato possibile. Adesso l’unico obiettivo della Regione
Lazio è evitare una crisi trasporti il 10 settembre con la riapertura delle
scuole”. E quando Gnessi (CdQ
Torpignattara) ha chiesto informazioni sul trasferimento della proprietà della
Roma-Giardinetti al Comune di Roma e della riclassificazione in tranvia,
Cecconi rispondeva che il passaggio della linea è all’ordine del giorno dei
lavori della Regione Lazio. E ancora. “Vi sono due binari sui quali si sta
lavorando: da una parte trasferire la proprietà della linea al Comune di Roma,
dall’altra, riclassificare la linea in tranvia cosa che, secondo i Comitati,
eluderebbe la applicazione delle nuove norme dell’ANSF: anche il decreto
legislativo 50/19, citato da Nicastro ad inizio riunione per giustificare come
si sia creato il problema, all’articolo 2 prevede che Il presente decreto non
si applica: …b) ai tram e ai
veicoli leggeri su
rotaia, nonché alle infrastrutture utilizzate soltanto da
tali veicoli. Rispetto a gennaio 2019, in cui si era promesso il trasferimento
entro 4 mesi, non sono ancora pervenute dal MIT le indicazioni su come eseguire
fattivamente il passaggio di proprietà. Sicuramente la concessione della
ferrovia dovrà essere trasferita per mezzo di una legge, perciò la Regione
dovrà legiferare in merito nelle finestre concesse dall’attività del Consiglio
regionale. La prossima tappa di tale percorso sarà l’incontro tra gli assessori
ai trasporti Meleo (Roma Capitale)
ed Alessandri (Regione), che avverrà
venerdì 5 luglio, per seguire gli
esiti della lettera di intenti firmata già firmata dai due il 21 dicembre
scorso. Per quanto concerne la riclassificazione in tranvia, questo è un atto
amministrativo in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Secondo la valutazione dell’ing. Cecconi, si tratta di una partita che si
chiuderà in 6-8 mesi, ma anche qui va detto che da almeno un anno questo
passaggio, amministrativo e non infrastrutturale, è fermo in un tavolo del MIT”.
Altri nodi al fazzoletto. Alé.
David Nicodemi
Foto coperta da: Gruppo Facebook Pendolari RomaNord
Commenti
Posta un commento
Commenti