Atac, colpo di scena nel caso del dirigente-macchinista
Un nuovo elemento arricchiste il giallo sull'abilitazione ministeriale dell'ingegner Lanzone
Mentre prosegue il braccio di ferro tra Atac SpA e il personale viaggiante del Metroferro, un nuovo elemento riaccende
i fari sul caso del dirigente-macchinista Alberto
Lanzone, responsabile delle tre ferrovie concesse (Lido, Giardinetti e
Viterbo). È bene ricordare che agli interrogativi, girati anche in maniera
ufficiale (quando ha svolto i 5000 Km?
Con chi ha compiuto l’affiancamento? Quando ha eseguito la visita medica che ha
confermato la persistenza dei requisiti psicofisici?), l’Azienda non ha mai
risposto.
Dove
eravamo rimasti? – Nel precedente articolo
ci siamo soffermati alle dichiarazioni di Mario
Impastato, che da responsabile della condotta della Roma-Viterbo è passato, per effetto dell’ennesima macrostruttura
varata da via Prenestina, direttamente nello staff di Enrico Sciarra, suo vecchio compagno di scuola (Distaccato dal
01/01/2015 al 31/12/2015 per «il
coordinamento della implementazione e del monitoraggio del piano industriale di
ATAC, attività di interesse per RSM che deve garantire, per conto di Roma
Capitale, la pianificazione, supervisione, coordinamento e controllo dei
processi inerenti la mobilità pubblica e privata»). «Lanzone», avrebbe tuonato,
«è abilitato a ricoprire il ruolo di macchinista. Ha svolto i chilometri con me, di
notte, sulla Roma-Lido». Una tesi opinabile, subito smontata, in
quanto, secondo le normative vigenti, i famosi 5000 chilometri, necessari per l’espletamento
dell’abilitazione ministeriale, devono essere svolti in esercizio,
con regolare treno viaggiatori e in affiancamento al macchinista titolare del
turno.
Colpo
di scena – Però, ammesso che la procedura fosse legittima, e che
Impastato avesse ragione, l’intera storia si infilerebbe in un altro cunicolo cieco,
peggiore del precedente. Sfogliando il curriculum che egli stesso ha pubblicato
su LinkedIn, infatti, emerge che Impastato
è un «macchinista ferroviario abilitato alla Linea Metropolitana e conduzione
dei rotabili della metro B. Estensione dell’abilitazione per Metropolitana Linea A e Ferrovia Roma-Viterbo». Inoltre, può
condurre le elettromotrici della metropolitane, della Lido, ad esclusione dei
treni Caf, e i convogli della
Viterbo. Avete notato nulla di strano? No? Rileggete bene. Impastato, il
garante di Lanzone anche sotto il profilo legale, secondo quel documento, è
abilitato a condurre i treni della Lido – del resto sono
gli stessi che hanno circolato sulle metro - ma non è in possesso dell’estensione
di linea necessaria per condurli sulla Lido (per ottenerla occorre
superare un esame ministeriale). La domanda sorge spontanea: come avrebbe
potuto affiancare il Lanzone? Un Colpo di scena nel colpo di scena.
I conti non tornano, anzi, a dirla tutta,
questo nuovo elemento complica ulteriormente la posizione del Lanzone. Dov’è il
direttore di esercizio delle ferrovie
Nicastro e perché non interviene? È stato lui a certificare il percorso
formativo dell’ingegnere. Perché tace? Perché l’azionista unico di Atac, l'Amministrazione di Roma Capitale, continua a comportarsi come le tre scimmiette? Arrivati a questo punto, è
lecito pensare che sia in atto una manovra, politico-aziendale, per coprire le
gravi incongruenze che costellano questa storia.
Il Lanzone si è messo alla guida dei treni, trasportando
utenti e svolgendo un servizio pubblico – servizio pubblico -, ma nessuno ha
ancora capito se e come abbia ottenuto l’abilitazione primaria (Lido) e le
estensioni di linea sulle rimanenti ferrovie concesse. È normale? Se per l’Azienda
pubblica tutto ciò rientra nella norma, allora sarebbe meglio cambiare aria.
E dato l'imbarazzante silenzio, ci sentiamo obbligati a lanciare un appello sia al Procuratore Pignatone che all’assessore capitolino alla legalità Sabella, che negli ultimi giorni si è distinto per aver ordinato il sequestro della manifestazione Roma Capital Summer, voluta e patrocinata dal
Municipio VI [per leggere l’articolo
cliccare qui]. Serve chiarezza e trasparenza. Alè.
David
Nicodemi
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