Treni storici, Atac pronta a demolire?


La Disposizione Operativa 301, rimette in discussione il destino del materiale rotabile storico, che l'Azienda, a differenza di Fondazione FS, ha sempre considerato ferro vecchio


Nel silenzio imbarazzante, e riprovevole, dell’Amministrazione Comunale, Atac avrebbe ricominciato la folle corsa per macellare le carrozze storiche della Roma-Viterbo, cosa che sembrava scongiurata. Vanto dell’ingegneria italiana e necessari alla composizione del Treno della Tuscia (o delle castagne), questi convogli risalgono al 1932, anno i cui fu inaugurata la linea ferroviaria. Sono protetti, pertanto, dalle normative vigenti e, specificatamente, dall’articolo 11 del Decreto Legislativo n. 42/2004, che annovera, tra i “beni di specifiche disposizione di tutela”, proprio “i mezzi di trasporti aventi più di settantacinque anni”.

A certificare i dubbi, e scaldare gli animi non solo degli appassionati del settore, la Disposizione Operativa n. 301, emessa venerdì scorso (9 dicembre) dal Direttore dell’Esercizio, avallata sia dalla Responsabile sicurezza del Metroferro che dal Responsabile della Viterbo. “Si dispone che a partire da lunedì 12 dicembre 2016 e fino a nuova disposizione”, recita il documento, “si autorizza l’accesso al fabbricato [Stazione Viterbo ndr] solo e soltanto al fine di consentire lo svolgimento delle attività di dismissione del materiale rotabile affidate alla ditta Cofermet”. Cosa significa? In tanti leggono, tra quelle poche righe, l’ennesimo, e malsano, tentativo dell’Azienda di sbarazzarsi del treno storico della RomaNord, facendosi beffa del Decreto legislativo. Anche perché la società Cofermet, costituita nel 1991, si occupa prevalentemente di “demolizioni industriali, navali, ferroviarie e di opere in genere” e avrebbe assicurato alla fiamma ossidrica, secondo i bene informati, le Frecce del Mare, i convogli ex-metro A in giacenza al Deposito/Officina Magliana Nuova. Ma quali sono stati i criteri di affidamento? Si tratta del Bando n. 44 del 16/04/2014, già messo in discussione, oppure Atac ne ha predisposto un successivo? Dove sono stati pubblicati gli esiti? Perché sono trascorsi due anni?



Contro il bando del 2014, una cinquantina di pagine, che prevedeva l’alienazione del materiale della Viterbo e della Lido ex-Linea B (le elettromotrici serie MR, relative alla prima fornitura della prima metropolitana italiana, su cui ha viaggiato il Presidente Luigi Einaudi), si erano schierati cittadini, associazioni, amministrazioni locali e politici, di ogni livello e schieramento. Persino la Segreteria dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolinano

“Demolire questo materiale storico", tuonò Luciano Ciocchetti, già assessore regionale, "equivarrebbe a cancellare una memoria storica che può rappresentare un indotto per l'economia del territorio stesso”. Dello stesso avviso il deputato Roberto Morassut, “sarebbe importante immaginare di recuperare questo materiale implementando il Museo storico del trasporto urbano dell’Ostiense”, e il consigliere regionale Fabrizio Santori: “È un patrimonio che non solo appartiene ai contribuenti e alla memoria storica di questa città, ma che anche in termini di redditività potrebbe rappresentare un capitale utilissimo per il futuro. Sia in quanto patrimonio dall’elevato valore storico, sia come immobilizzazione utile a supportare il materiale rotabile attualmente in funzione. Ci sembra più una svendita e un affare per pochi, che non una conveniente alienazione del patrimonio di un’Azienda”. Critico il Circolo 18 Aprile, “ci spieghino perché rottamare i pezzi storici”, e il CeSMot: “Valorizzare quel materiale significa creare indotto del turismo e di conseguenza opportunità di lavoro”.

Anche Enrico Stefàno, all’epoca capogruppo del M5S in Campidoglio, aveva espresso la sua contrarietà, sottoscrivendo la petizione online, lanciata sulla piattaforma Change, e presentando, il 5 maggio 2014, un’interrogazione (Prot. 8474) al Sindaco Marino e all’assessore alla mobilità Improta. Per sapere, “se non sia economicamente più vantaggioso, e rispondente alle esigenze di trasporto pubblico della collettività, riutilizzare o destinare i treni ad un polo museale, considerando che l'Azienda sta mettendo in atto notevoli sforzi ed energie per la costruzione di un Museo Storico del Trasporto Pubblico Locale". Un'uscita brillante, che gli ha permesso di entrare e di pescare, in termini elettorali, nel variegato mondo degli appassionati romani (e blogger). Nulla in contrario, la politica è questo, in sostanza, sempre che alle parole (e promesse) seguono i fatti. Concreti. E questo passaggio sembra mancare, incredibilmente, nonostante l'esponente del MoVimento, ora in maggioranza, abbia incassato la Presidenza della commissione proprio ai trasporti. Tant'è che evita di rispondere, anche solo per cortesia. E lo stesso fanno i suoi seguaci, disseminati sulla rete che, prima delle elezioni amministrative, avevano condiviso la battaglia per la salvaguardia del materiale rotabile storico.

Ma Atac può veramente permettersi di distruggere quei convogli, tutelati dalla legge e di proprietà della Regione Lazio? Può strappare alla collettività e ai territori un patrimonio di indubbia rilevanza storica? Atac è solo una società di gestione, una riprova è l’accordo di programma raggiunto questa mattina (15 dicembre) tra la Regione, il Ministero ai Trasporti e RFI, che, di fatto, sfila all'ex-municipalizzata, la manutenzione straordinaria delle ferrovie concesse (finalmente!). "L'obiettivo è di modernizzare", spiega l'assessore ai trasporti Civita, “la Roma Nord e la Roma-Lido sia in termini di sicurezza che di sviluppo. Atac continuerà a gestire il servizio e stiamo lavorando sul rinnovo del contratto.

È utile capire, in questo frangente, quali sono le intenzioni della società capitolina, e il senso, reale, della Disposizione Operativa 301 che autorizza ditta Cofermet allo svolgimento delle attività di dismissione del materiale rotabile. Alé.
   David Nicodemi

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