I macchinisti della Linea B rompono il silenzio: "I colpevoli non siamo noi"
A una settimana dall’incidente i macchinisti della Linea B rompono il silenzio e “scrivono due righe per mettere ordine”
A una settimana dall’incidente i macchinisti della Linea B rompono il silenzio e “scrivono
due righe per mettere ordine”. “Il collega è solo capitato della tempesta
perfetta, scatenata di proposito, per nascondere, sotto un tappetto le mancanze
di alcuni dirigenti”. “Speriamo che questa indagine faccia scoprire tutte le
magagne che gli operatori frontline riescono a superare”.
“Scriviamo due righe per mettere ordine – attacca la
lettera del personale -, e lo facciamo ora, dopo un silenzio che ci siamo
imposti per non finire nel terremoto dei social; non potevamo usare Twitter per
via del limite dei 140 caratteri. Ci riferiamo, ovviamente, all'incidente
avvenuto presso la fermata di Termini
della linea B. Troppo si sta scrivendo a vanvera in questi giorni. Bisogna
essere puntuali, non come qualche giornalista che scrive sotto dettato perché
fa comodo, fa vendere copie, fa contento il padrone che lo paga perché rimasto
scottato con Acea”.
“Il collega è solo capitato nel mezzo della tempesta
perfetta – continua l’appello - scatenata di proposito. Si, scatenata di
proposito per nascondere, sotto il tappeto ahi noi, le mancanze di alcuni
dirigenti che basta una mail con riferimenti normativi e tutto va. La magistratura
indagherà e, speriamo, che arrivi anche a voi e che non veniate salvati dal
vostro amico nel partito che vi ha messo lì non per meriti vostri certo, ma per
cooptazione”.
E ancora: “Speriamo che questa indagine faccia
scoprire tutte le magagne che fate e che gli operatori del front-line (autisti, macchinisti, operatori di stazione, operai
etc...) riescono, ogni giorno tra mille difficoltà da voi create, a far uscire
autobus, tram, treni dai depositi nonostante tutto. Ecco, forse l'incidente di
Termini ci ha insegnato che sbagliavamo a fidarci di voi e delle vostre mail,
delle vostre disposizioni. Non sarà più così. Non si può andare a lavorare e
rischiare una vita per voi. Non ne vale la pena”.
“Doveva capitare un incidente per sensibilizzare i
lavoratori e i passeggeri. Ma tanto per voi manager, contano i numeri e già
avevate messo in conto un episodio del genere e già sapevate a chi dare la
colpa. Noi non ci faremo intimidire, anzi. Caparbiamente reagiremo e col tempo
ci toglieremo tanti sassolini. Un abbraccio al nostro fratello di lavoro, un
augurio di pronta guarigione alla signora anche lei vittima inconsapevole di un
incidente che non doveva accadere”. Alé.
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