Turni più lunghi per il personale Atac. Sindacati sul piede di guerra
Sta facendo discutere la disposizione del Presidente Simioni sulle 39 ore settimanali. Emessa senza aver aperto i famigerati tavoli tecnici: "Ancora una volta ci troviamo davanti alla manifesta incapacità manageriale"
«E
adesso che succede?». Molti se lo sono chiesto in Atac, specie gli autisti e macchinisti, appena presa visione della Disposizione Gestionale n. 7 del
Presidente Simioni. «In applicazione
del verbale di accordo del 27 novembre
2018 - sottoscritto dalle
Organizzazioni CGIL, CISL, UIL FAISA CISAL e UGL - a far data dal 1 febbraio 2018 la durata settimanale
dell’orario ordinario di lavoro di tutto il personale è fissata in 39 ore settimanali». E il caos è servito.
Al
netto delle polemiche, sull’opportunità o meno di firmare quell’atto, un’altra
macchia per quelle sigle sindacali dopo ERA1/ERA2,
il provvedimento ha creato non poche difficoltà e scompiglio nell’esercizio, parte
fondamentale nell’agognata ricerca di produttività, così come negli altri
settori aziendali. Anche perché l’aumento dell’orario di servizio, uno dei
punti cardini del Concordato, doveva essere una diretta conseguenza dei tavoli
tecnici che Atac aveva promesso svariate occasioni; attraverso i quali era
possibile discutere e ragionare, insieme alle parti sociali, sui nuovi turni.
Cosa
che non è avvenuta, neanche lontanamente. Tuttavia, malgrado l’incredibile
impasse, il Presidente della municipalizzata ha, comunque, pensato bene di
concretizzare quanto sversato nel fatidico incontro. Mandando su tutte le ire i
lavoratori. Sulla base di quale programmazione? Dove sono i turni nuovi? Chi li
ha visti? E, soprattutto, con chi sono stati concordati? Mistero.
Per
il personale amministrativo, si tratta di un aumento di 10 o 12 minuti al
giorno, a seconda che si tratti di turni articolati su 6 o 5 giorni a settimana.
Per il personale operativo, i turni di servizio saranno integrati in modo da
garantire le 39 ore settimanali nell'arco lavorativo di 26 settimane.
L'iniziativa è stata contestata dai sindacati: «Ci risiamo ieri è stata emanata
una disposizione aziendale che recita che da oggi 1 febbraio, ossia il giorno
dopo, tutto il personale deve osservare le 39 ore - dice Claudio De Francesco, segretario regionale Faisa Confail - Ancora
una volta ci troviamo davanti alla manifesta incapacità manageriale, la quale
si è dimenticata di rispettare la legge, perché una sentenza di Cassazione
lavoro, la n.12962 del 21 maggio 2008, stabilisce che la programmazione dei
turni di lavoro deve essere comunicata ai lavoratori con congruo anticipo.
Visto che anche i firmatari di quell’accordo hanno diffidato l’azienda a
riguardo. Oggi grazie a questa disposizione in azienda regna la confusione più
totale. È proprio vero al peggio non c’è mai fine». Anche i firmatari
dell'accordo – a perdere -, infatti, sono sul piede di guerra e hanno diffidato Atac dal procedere con i
nuovi orari. Il nuovo orario di lavoro, hanno scritto Filt Cgil, Fit Cisl,
Uiltrasporti e Faisa CIsal, «non risponde a quanto previsto dall'accordo del 27
novembre con l'istituzione dei tavoli tecnici. Si diffida pertanto l'azienda
dal procedere e si chiede un incontro urgente».
Che
la confusione fosse tale si è capito quando ieri in una rimessa è apparso un
esplicito avviso rivolto a tutti il personale operativo – «si aggiungono 20
minuti a fine turno con decorrenza da giovedì 1 febbraio dalle ore 24» -, in
un’altra non è stato comunicato nulla, almeno per ora. Pure i macchinisti, al
pari dei alcuni colleghi della superficie, non sono stati colpiti dall’aumento
dell’orario di servizio. Ma «fino al 31 marzo», recita un messaggio che gira
tra le chat dei lavoratori, «i nostri orari non saranno modificato e non
saranno oggetto di recupero. Segue fonogramma del capo servizio». Sarà vero?
Intanto,
monta la protesta contro l’assessore capitolino Linda Meleo, un'altra bordata, colpevole, secondo i diretti
interessati di usare due pesi e due misure. «Si è affrettata nel condannare il
collega beccato col cellulare durante la giuda – dicono all’unisono -, ma non
ha fatto altrettanto in difesa degli autisti vilmente e brutalmente aggrediti
negli ultimi giorni. La sua è una comunicazione a targhe alterne». Alé.
David Nicodemi
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