Metro, dubbi sul prolungamento dell'orario di servizio





Fa discutere la mozione sul prolungamento dell'orario delle metropolitane, approvata a maggioranza dall'Assemblea Capitolina

Fa discutere la mozione (126/2018) sul prolungamento dell’orario delle metropolitane, a firma del consiglieri pentastellati Stefàno, Calabrese e Sturni, approvata a maggioranza dall’Assemblea Capitolina giovedì scorso, 19 luglio, con la sola astensione del gruppo consiliare di Fratelli di Italia. Che non condivide «la misura di estensione degli orari delle Ztl», ha spiegato la consigliera Lavinia Mennuni, «riteniamo che non si possa ridurre l’uso del mezzo privato prima di aver assicurato una rete efficiente di mezzi pubblici».

La mozione impegna la Sindaca e la Giunta «affinché verifichino, con l’azienda Atac S.p.A. e le rappresentanze dei lavoratori, la possibilità di un prolungamento dell’orario di esercizio delle linee A-B/B1-C della metropolitana, portandolo fino alle ore 24 dalla domenica al giovedì e alle ore 02.00 il venerdì e il sabato». «Chiediamo di avviare un tavolo condiviso con Atac e Roma servizi per la mobilità per prolungare l’orario di esercizio delle metro», ha sottolineato in Aula Presidente della commissione trasporti Stefàno, «sappiamo che va a incidere sulle manutenzioni, che si svolgono in notturna, ma chiediamo un tavolo perché dal prossimo anno metteremo in campo misure di disincentivo dell’uso del mezzo privato e vorremmo garantire accessibilità a centro storico e periferie con una metro efficienze. Non vogliamo costringere nessuno a un carico lavorativo extra, ma vogliamo avviare un dialogo con gli operatori per capire se sia possibile far partire queste misure da accompagnare insieme alle misure restrittive». Le reazioni non sono mancate.

La natura dell’atto. Perché una mozione? È inusuale vedere componenti della maggioranza ricorrere a un atto – generico - di indirizzo politico, essendo loro stessi parte integrante del potere esecutivo e avendo, come tali, strumenti più efficaci a disposizione (delibere); è come se il Vicepremier Matteo Salvini presentasse un’interrogazione al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per conoscere l’andamento del Governo. Suonerebbe strano. Stefàno è, come noto, il Presidente della commissione Mobilità, e nel merito avrebbe potuto avviare i tavoli concertativi con l’Atac e le Organizzazioni Sindacali, è nelle sue prerogative. Perché non lo ha fatto? Perché cortocircuitare il sistema? Delle due l’una o è in atto un braccio di ferro tra la maggioranza – o parte di essa – e la Giunta Capitolina, per le consuete lotte intestine, oppure gli autori della mozione sono consapevoli che la proposta rimarrà su carta.

«Le supercazzole pentastellate». Comunque sia, la mozione ha sollevato perplessità tra gli addetti ai lavoratori. Duro e perentorio il commento del profilo collettivo Twitter @Cond_metrob, che riunisce i lavoratori Atac delle metro e ferrovie concesse: «Iniziativa nobile, ma purtroppo dobbiamo sollevare alcuni dubbi in merito, perché le linee delle metropolitane hanno bisogno di investimenti, sulle infrastrutture e sul materiale rotabile. Un amministratore serio, prima di far certe proposte, dovrebbe valutarne la fattibilità; la politica non si fa coi like sui social o con i video in diretta, bensì sul campo; prima di parlare di prolungamento si dovrebbe intervenire sulla sicurezza dell’esercizio, degli operatori di stazione, del personale di macchina. Inoltre, prolungando l’orario si avrebbe un’usura maggiore dei treni e la loro manutenzione ne risentirebbe, così come ne risentirebbe quella degli impianti. Insomma prima di sparare supercazzole per riprendere consenso sui social, sarebbe il caso di lavorare meglio per Atac. Ne ha bisogno la cittadinanza, ne hanno bisogno i lavoratori». «Siamo franchi», aggiunge un attivista sindacale che preferisce l’anonimato, «questo provvedimento a noi appare come maldestro stratagemma per mascherare due importati provvedimenti che la Giunta pentastellata farà a breve, l’estensione dell’orario delle ZTL e aumento delle tariffe della sosta, che sicuramente limiteranno la mobilità dei romani – quella pubblica non esiste più, diciamolo, lo dicono le statiche, lo vediamo coi bus in fiamme e con i km di produzione sia della superficie che del metroferroviaro che si perdono quotidianamente-. Per cui si sta facendo propaganda ammalorando sempre di più le infrastrutture della rete metropolitana, già in forte sofferenza. È evidente, portando a mezzanotte, per esempio, la chiusura della metropolita della Linea A, si assottiglia il tempo di interruzione che i reparti di manutenzione hanno a disposizione. Se adesso, con la chiusura alle 23.30, possono contare su 2 ore e mezza di interruzione, col prolungamento del servizio, scendiamo a 2 ore, se non di meno. Anche perché tolto il tempo che ci impiega un motocarrello dei reparti manutentivi da Osteria del Curato a Ottaviano, circa un’ora, quanto ne rimane per la manutenzione effettiva?».

La reazione delle OOSS. Dal Sindacato Lavoratori Mobilità, nato dalla fusione del SULCT e della FAST Confsal, arriva una richiesta specifica: «nel ricordare quindi», recita la nota inviata a Roma Capitale dal Segretario Regionale Renzo Coppini e dal Segretario Provinciale Giuliano Parmiani, «che sono altri gli aspetti di  cui si  dovrebbe tener conto per migliorare il servizio (rimodulazione dei passaggi dei treni tra orari di punta e di morbida; pianificazione e riallineamento delle carenze di personale e manutenzione dei materiali rotabili;  interventi infrastrutturali nelle sale del personale e nelle stazioni carenti soprattutto di vigilanza; interventi ordinari e straordinari sugli impianti fissi, armamento, linee aeree, gallerie e bonifica delle polveri, quest’ultimi tutti interventi che possono essere garantiti solo con il mantenimento dell’interruzione dell’orario notturno) si chiede un urgente convocazione con il fine di condividere le priorità che possono portare benefici reali all’utenza nel rispetto dei lavoratori, ragionando inoltre sulla totalità degli orari di tutti i vettori in coincidenza (capolinea extraurbani, ferrovie  e bus urbani)  con cui, nel caso, il prolungamento andrebbe integrato».

Lacune infrastrutturali. Che le metropolitane hanno bisogno di una buona dose di interventi, da risolvere, eventualmente, prima di sottoporle a ulteriori sforzi, lo dicono, tra l’altro, i fogli di corsa, dove sono annotate le prescrizioni a cui i macchinisti devono attenersi. Obbligatoriamente. E sono per lo più rallentamenti, dovuti allo stato dei binari, dei deviatoi e degli impianti fissi. Una dozzina sulla Linea A e poco meno sulla Linea B. Anomalie spesso ataviche, come nel caso dello scambio del tronchino di inversione tra Castro Pretorio e Policlinico, che appesantiscono le percorrenze e comportano ritardi assurdi, specie nelle ore di massima affluenza.  
Tachigrafo digitale treno CAF Linea A/Roma-Lido
Treni in affanno. Anche il materiale rotabile, si sa, ha le sue gravi lacune, «i lavoratori, tutti, compresi gli operai nelle officine», incalza il Profilo Collettivo, «fanno i miracoli per permettere alle linee di galleggiare e di non affondare». Ma molto spesso non basta a tirare su le sorti dei servizi giornalieri: la prima serie dei treni CAF in esercizio sulla Linea A e sulla ferrovia Roma-Lido, del 2005, hanno superato abbondantemente 1 milione di Km e necessitano, lo prescrivono le direttive UNIFER, della revisione generale; stesso discorso vale per i convogli sulla Linea B (MB), del 1990, che, pur essendo convogli ancora validi, soffrono lo stato di abbandono in cui da anni versano. Alé.   
     David Nicodemi  

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