Roma-Viterbo, quel fattaccio del 28 luglio
Disco verde e il treno che si ritrova instradato sul binario momentaneamente interdetto alla circolazione per motivi di sicurezza. È quanto emerge dai dispacci,relativi al 28 luglio scorso
Prologo. Quel venerdì mattina, intorno alle 11.45, la tratta extraurbana, compresa
tra le stazioni Montebello e Riano, viene sospesa a causa del pericoloso
incendio divampato in quest’ultima località, che lambisce il sedime e compromette
il servizio. Inoltre, su esplicita richiesta dei Vigili del Fuoco, il preposto Reparto provvede a togliere la
tensione sulla linea di contatto, specificatamente tra il sezionatore «lato Roma di Sacrofano», situato in prossimità del
passaggio a livello di via Casale di
Malborghetto, a circa 400 metri dall’omonima stazione, e il «sezionatore lato Roma di Riano». Viene installato
un fioretto di cortocircuito, mediante il quale assicurare la messa a terra,
collegato sulla rotaia del binario in deviata della stessa Sacrofano.
La
situazione treni. Il caos è
palpabile, il caldo asfissiante non aiuta di certo gli utenti ad affrontare le
estenuanti attese/trasbordi nonché il personale a gestire al meglio l’emergenza.
Diversi i treni cancellati o limitati, e sostituiti, anche brevemente, dalle
navette bus, tra cui quelli diretti a Catalano
con partenza da Piazzale Flaminio:
il 600 (12.20), il 602 (13.10), il 604 (13.35) e il 606 (14.18)
per l’intera tratta.
Cronaca di
un fattaccio. Ma alle 13.04 viene riesumato il treno 602 e dichiarato soppresso solo da «da Sacrofano a Catalano», nonostante la circolazione risulti ancora inibita da Montebello, stazione che precede Sacrofano,
al «segnale lato Roma di Castelnuovo».
Tuttavia, il convoglio lascia Piazzale Flaminio,
in perfetto orario (13.10) e
raggiunge Montebello in venticinque
minuti. Dove nessuno sembra accorgersi dell’errore madornale e ricordarsi, cosa
fondamentale, che la tratta, nella quale rientra Sacrofano, è anche priva di
corrente.
Il boato. Il 602 riparte, tranquillamente, su autorizzazione di
Montebello, e si immette sul tracciato interdetto, cioè sospeso, per giunta a
semplice binario. Ma appena il pantografo dell’elettromotrice, carrozza di
testa, supera il sezionatore di Malborghetto, laddove inizia materialmente
l’interruzione di corrente, si verifica un cortocircuito, accompagnato da un
boato micidiale e dalla fuoriuscita di fumo, che gettano i passeggeri nel
panico. Violento il passaggio di tensione, rilanciata sulla linea aerea dai motori
del convoglio, tanto da provocare la fusione tra il cavo e il fioretto della
messa a terra, quindi lo spezzamento del cavo stesso. Fortuna che nessuno si
trovasse nelle vicinanze, altrimenti avrebbe potuto correre il rischio di
rimanere folgorato all’istante.
Caos nel
Caos. All’interruzione causata dall’incendio
si è unita la sospensione per la caduta della linea aerea. Un evento per nulla fortuito,
carte alla mano, figlio, evidentemente, di una organizzazione poco accorta
della dirigenza del Movimento, deputata al controllo del traffico ferroviario,
durante le fasi salienti dell’emergenza. Infatti, non si capisce, davvero, come
un treno soppresso, sia potuto finire sulla tratta chiusa, coi drammatici
rischi del caso. Da qui gli interrogativi: cosa sarebbe successo se il binario
fosse stato occupato da qualsiasi altro mezzo? Perché il DCT di Acqua Acetosa ha licenziato il 602 per Sacrofano? Era
stato messo a conoscenza dell’interruzione? E perché non ci ha pensato
Montebello a fermarlo? Stress, pressioni o cosa? Perché? Domande legittime,
data la gravità del fatto. E ancora, dov’era il Responsabile del Movimento?
Dov’era il Responsabile della Linea? E dov’era, soprattutto, il Direttore
dell’Esercizio? Anche perché ci sarebbe una discrasia tra quanto accaduto e
quanto scritto nell’informativa inviata sia alla Regione Lazio che all’Ustif:
«Comunicatasi», recita la nota di Atac, «che in data odierna [28 luglio ndr]
dalle ore 11.45 alle ore 16.15 sulla linea in oggetto [Roma-Viterbo ndr] il
servizio è rimasto interrotto nella tratta da
Riano a Sacrofano». Di nuovo Sacrofano. Sarà un altro modo per mascherare
il pasticcio?
Considerati i fatti, forse solo una commissione d’inchiesta
ministeriale potrà far chiarezza, su questa e su altre vicende oscure, facendo così
esplodere, finalmente, il bubbone che da tempo cova nella divisione Metroferro
di Atac. Alé.
David Nicodemi
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