C'era una volta il Treno della Tuscia
Atac smentita dalla propria storia: negli anni Ottanta il Treno della Tuscia era una realtà, condivisa dai cittadini e dal personale. Vergognatevi.
sto seguendo con vivo
interesse la tua campagna contro la demolizione dei rotabili storici della
Roma-Viterbo e della metropolitana. "No alla demolizione, si allavalorizzazione" è un ottimo slogan, ma in ATAC, azienda che non ha saputo
degnamente celebrare i suoi primi cento anni e continua a favorire autori approssimativi,
sanno cosa vuol dire il verbo valorizzare? Sanno che è possibile utilizzare il
materiale storico per iniziative che da una parte fanno cassa, dall'altra
migliorano il rapporto e la comunicazione tra azienda e utenti? Di sicuro non
sanno che esiste un illustre precedente al riguardo, risalente a oltre trent'anni
or sono e che riguarda proprio la ferrovia Roma-Viterbo.
Pochi sanno, infatti, che
la denominazione "Treno della Tuscia" risale ad una iniziativa
promossa dell'Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (allora diretto da
Vincenzo Ceniti), che pensò di utilizzare la Linea ferroviaria per promuovere
il turismo verso il viterbese. Col pieno favore dell'allora A.Co.Tra.L., che
"mise a disposizione tre vagoni più motrice e la più totale collaborazione
delle strutture dell’Acqua Acetosa e di Catalano, nonché del personale
viaggiante", per circa 20 domeniche all'anno si poteva fare un viaggio
turistico sull'intera linea con spuntino a bordo treno, pranzo e visita in una
località intermedia, visita a Viterbo, merenda in altra località intermedia
durante il viaggio di ritorno. Il tutto a prezzi abbordabili (13.500 lire nel
1980, prezzo ridotto bambini e ragazzi 8.500 lire), per la partecipazione di
numerosi sponsor, i quali partecipavano con la contropartita di poter
"effettuare shopping artigianale e agrituristico in alcune località lungo
il percorso. In treno potranno essere acquistati volumi artistici, cartoline
illustrate, guide turistiche dei luoghi visitati". La quota di
partecipazione comprendeva "trasporto ferroviario, spuntino a bordo,
assistenza hostess, (una per vagone), transfer in bus ove previsti, ingresso ai
monumenti, pranzo in ristorante, merenda a base di porchetta".
Nel solo 1980 (periodo in
cui il Ministero dei Trasporti premeva per chiudere la tratta
Civitacastellana-Viterbo) vennero effettuati ben 19 treni nei giorni 13, 20,25,
27, aprile, 4, 11, 18, 25 maggio, 1, 8, 15, 22, 29 giugno, 6, 13, luglio, 7,
14, 21, 28, settembre. Un programma del 1980 appare quantomai interessante:
Ore 8,15 appuntamento a piazzale Flaminio
Ore 8,42 partenza
Ore 10,15 arrivo a Civita Castellana; visita del Forte
del Sangallo
Ore 11,30 partenza per Bagnaia
Ore 12,30 arrivo a Bagnaia; visita guidata dei giardini
di Villa Lante.Pranzo presso il ristorante Checcarello.
Ore 15,00 Arrivo a Viterbo; transfer con bus a piazza
del Plebiscito.Visita guidata del centro storico (Palazzo dei Papi e Quartiere
di San Pellegrino)
Ore 18,00 Partenza per Vignanello, merenda e banda
musicale. Rientro a Roma
Se tutto questo era
possibile in un periodo non del tutto roseo per le ferrovie (la Roma-Fiuggi stava
agonizzando in attesa dell’inevitabile chiusura, si parlava di chiudere la
Roma-Frascati), non potrebbe esserlo al giorno d'oggi? Ma davvero non si
troverebbero sponsor altrettanto entusiasti per coprire almeno parte delle
spese di restauro dei rotabili e dell'organizzazione dei viaggi? Non lo credo,
esattamente come non credo mancherebbe la risposta di romani e forestieri a
partecipare.
Mauro
Di Pietrantonio*
*collaboratore de Tram e Filobus a Roma (V.Formigari e P.Muscolino, Ediz. Calosci,
2008), co-autore de In Tram fuori
Porta San Paolo (Vittorino Naldini, Edizione 2013) e del sito TramRoma.com
Per firmare la petizione Online:
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