Atac licenzia la Quintavalle. L'ira del web

L'Azienda Capitolina (salsa grillina) licenzia dopo 128 giorni di sospensione la leader del Movimento Sindacale Cambiamenti M410

«Dopo 128 giorni di sospensione è arrivata la lettera di licenziamento da parte di Atac». A dare la notizia (inaspettata) la diretta interessata, Micaela Quintavalle, in un videomessaggio sulla pagina ufficiale di Facebook. «Di non fare più parte di Atac mi dispiace», aggiunge emozionata, «un lavoro che ho sempre onorato, è un’Azienda che, paradossalmente, ho sempre amato».

Finisce nel peggiore dei modi il rapporto lavorativo tra la leader del Movimento Sindacale  Cambiamentio M410, «scomoda», e l’Azienda Capitolina in salsa grillina, con una rigida presa di posizione, nonostante le denunce pubbliche della Quintavalle, sulle condizioni delle vetture, avrebbero trovato un riscontro, importante, nella relazionetecnica disposta dalla Procura della Repubblica di Roma. Che ha puntato il dito sulla «scarsa manutenzione» come causa degli incendi, escludendo, di fatto, qualsiasi azione di «sabotaggio».

È commossa, «fa male, lo sapevano», dichiara, «ci sta, le cose serie sono altre. Non ho idea di quello che accadrà adesso, ovviamente impugnerò questo licenziamento. Era giusto farvelo sapere, con l’emotività che sto vivendo. In questi 128 giorni dove non ho potuto lavorare, sono potuta sopravvive grazie ai vostri regali, donazioni. Grazie».

La risposta degli iscritti e simpatizzanti non si è fatta attendere, in molti stanno si dicono dispiaciuti per l’accaduto, dimostrando un affetto che colpisce nel profondo. «Mi dispiace», scrive Mirko, «solo una parola, vergogna». «Forza Miki», gli fa eco Carla, «siamo tutti con te». E ancora, «la città perde qualcosa» ruggisce Giancarlo, uno «schifo» affonda Paolo, mentre Gianni, con un messaggio provocatorio, invita a riflettere: «Ma noi stiamo così?...a guardare…solo mandarle messaggi su Fb?».

È l’inizio di una lunga e dura battaglia, dove non si escludono strascichi eclatanti e possibili colpi di scena, in sede giudiziale, che potrebbero portare a un rovesciamento della situazione. Cosa che tutti si auspicano. E non sarebbe la prima volta. Alé.   
     David Nicodemi      

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